Mi guardavo in giro, osservando la reazione degli altri invitati.
Era un gioco, infondo, e forse poteva essere divertente, dimenticare chi si è davvero e rinascere dietro una maschera.
Froster moriva dalla voglia di sapere cosa avessi pescato, glielo leggevo in faccia, ma mi limitai a sorridere, senza finzioni.
Musain era vicino al finto Imone, di cui continuavo ad ignorare il nome, e vidi che anche lui aveva pescato un bigliettino.
Mi chiesi cosa ci fosse scritto, cosa la rappresentazione avesse in serbo per lui, e per noi tutti.
Mi univo alla curiosità dei presenti, nel domandarmi come avrebbero fatto quegli artisti a farci calare nella parte.
Probabilmente, bastava aspettare.
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