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Vecchio 31-07-2014, 17.42.36   #805
Guisgard
Cavaliere della Tavola Rotonda
 
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Cavaliere della tavola rotonda
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Guisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare bene
Era il crepuscolo di una giornata estiva, col vento che rinfrescatosi da Levante soffiava ora con raffiche irregolari, generando lunghi sibili tra le onde, simili ad angoscianti lamenti.
Il veliero scivolava silenzioso sulle increspature di un mare che pareva farsi sempre più inquieto.
Come inquieti erano gli animi del suo equipaggio.
“Io non so nulla di trigonometria, latitudine e longitudine” disse il colonnello mentre scrutava l'orizzonte col cannocchiale “ed è per questo che io ed i miei uomini abbiamo scelto la vostra nave per uscire in mare, capitano...”
“Naturalmente io ed il mio equipaggio siamo ai vostri ordini, colonnello de Gur.” Fece il capitano.
“Signore...” arrivando un ufficiale.
“Cosa succede, signor Fher?” Voltandosi de Gur.
“Abbiamo tracciato varie direzioni e rotte dallo sbocco del Volotronus in mare...” mostrando una cartina l'ufficiale “... per forza da qui deve essere passato...”
“Già...” annuendo de Gur “... e ancora quin deve trovarsi... per forza...”
“Allora pensate davvero che sia riuscito ad attraversare lo sbocco del Volotronus, colonnello?” Chiese il capitano. “Nessuna nave può farcela. In quel punto la corrente è troppo impetuosa.”
“A meno che...” mormorò Fher.
“A meno che?” Fissandolo de Gur.
“A meno che non sia riuscito ad attraversarlo in volo...”
“Assurdo.” Scuotendo il capo il capitano.
“Non assurdo come l'aver distrutto una torre d'avvistamento a trenta miglia dalla costa...” replicò Fher.
“Qualsiasi cosa sia” fece de Gur “da qui è passato e qui deve ancora trovarsi...” per poi tornare a scrutare il mare col cannocchiale “... signor, Fher... guardate laggiù...” indicò poi “... quei grossi banchi di nudi... sono molto bassi e i gabbiani sembrano tenersi a debita distanza...”
“E' vero...” osservando quel punto Fher
“Capitano...” rivolgendosi de Gur al comandante della nave “... avviciniamoci a quelle nubi... almeno fino a giungere a distanza di fuoco...”
“Si. Signore!” Annuì il capitano. “Presto... trenta gradi a tribordo! E voglio una vedetta anche all'albero di trinchetto!” Ordinò poi.
La nave, così, cominciò a dirigersi verso quelle basse nubi.
Ma ad un certo punto, quando il cielo si era mai tinto con l'imbrunire, qualcosa sembrò prendere forma tra quei nuvoloni, per poi diffondere tutt'intorno un sordo boato che terrorizzò buona parte dell'equipaggio.
“Tutti ai posti di combattimento!” Urlò il capitano.
Ma dopo quel fragore, la sagoma sorta da quelle nubi cominciò a rilasciare un intenso fumo nero ed in pochi minuti riempì l'aria col suo odore che pareva voler bruciare la gola e i polmoni di chiunque ne venisse a contatto.
“Si muove!” Gridò qualcuno sul ponte del veliero. “Viene verso di noi!”
“Ma cosa può essere?” Guardando quella sagoma Fher.
“E' il mostro...” mormorò un vecchio marinaio “... e sta venendo a reclamare le nostre vite...” segnandosi tre volte.
“Ai cannoni!” Il capitano ai suoi. “Fuoco! Fuoco a volontà!”
Trenta e più mortai allora cominciarono a sparare verso quella misteriosa figura che veniva verso di loro.
Ma prima che i colpi la raggiungessero, ancora avvolta nell'incerta visibilità del crepuscolo, quella sagoma, incredibilmente, sembrò come spalancare le proprie ali e un attimo dopo, sollevando un'onda di straordinaria altezza, si alzò in volo sotto gli occhi dell'intero equipaggio del veliero.
Ma mentre quegli uomini ancora fissavano quella misteriosa figura, l'onda da essa sollevata raggiunse il loro veliero e sfondò la fiancata sinistra.
Ci fu il caos a bordo.
Un attimo dopo dal cielo l'enigmatica sagoma volante iniziò a vomitare palle di fuoco che si abbatterono sul ponte del veliero, fracassandolo e raggiungendo la stiva, dove diedero fuoco ai molti barili di pece e alle munizioni là conservate.
Pochi minuti dopo, avvolto da fiamme, il veliero cominciò ad inabissarsi, trascinandosi dietro il suo equipaggio.
E de Gur l'ultima cosa che vide fu un'alta onda che lo travolse, facendogli perdere conoscenza.



Intanto, a Capomazda, nella corte dei nobili Taddei, Dominus era in compagni di Altea e di sua sorella Costanza.
Le due belle e giovani dame erano a corte da un bel po' e ormai entrate nelle grazie dell'Arciduca.
“Eh, mia cara lady Altea...” disse divertito il duca “... anche io sono certo che presto avremo bellissime notizie.”
In quel momento entrò un servitore.
“Milord...” con un inchino “... Fra Pipino, ser Denden e messer Ferracavallo sono appena giunti.”
“Finalmente!” Esclamò Dominus. “Falli passare!”
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AMICO TI SARO' E SOLO QUELLO... E' UN SACRO PATTO DA FRATELLO A FRATELLO
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