Altea, in balia dei suoi pensieri finì per prendere uno dei libri presenti nella piccola ma ben fornita libreria di Velv.
Si trattava del romanzo di Ardea de' Taddei, molto diffuso ed apprezzato non solo nel ducato, ma in tutta Afravalone.
Intanto sul ponte di comando Velv continuava a fissare l'Isola di Bivar, in attesa come di un qualcosa.
Forse un segno, forse un colpo di fortuna.
E nello stesso momento, a Bivar, Tommaso ed i suoi soldati, guidati dall'esperto Pilars, raggiunsero una lieve altura che dominava sul porto, fino ad arrivare presso una piccola torre di avvistamento, a guardia della quale vi era un uomo di colore.
“Un solo guardiano, bene...” disse piano Pilars.
“Cos'hai in mente?” Chiese Tommaso. “Perchè ci ha portato quassù?”
“Ora vedrete, signore...” con un ghigno Pilars “... vi chiedo solo di far mettere fuori gioco quell'uomo...”
Tommaso annuì e comandò a due dei suoi di occuparsi del guardiano nero.
I soldati allora lo raggiunsero e lo pestarono ben bene, fino a farlo svenire.
Pilars così li condusse in cima alla piccola torre, dove trovarono un vecchio mortaio puntato verso il mare.
“Direi di fare un bel botto, signore...” ridendo la guida.
“Non capisco...” mormorò Tommaso.
“Il capitano Velv non può attaccare l'isola senza un pretesto” spiegò Pilars “e noi allora gliene forniremo gentilmente uno...”
Tommaso comprese e rise.
Ordinò allora ai suoi di puntare il mortaio non troppo distante dalla Regina d'Afravalone e di sparare.
E il colpo arrivò in mare, non molto lontano dalla nave ammiraglia.
“Ottimo lavoro...” compiaciuto Velv “... fuoco verso il porto!” Ordinò poi ai suoi uomini.
Pochi istanti dopo il porto di Bivar finì sotto le cannonate della Regina d'Afravalone.