“Già...” disse Nettuno ad Elisabeth “... imparare ad amare le donne come voi, immagino...”
Ma all'improvviso si udì il suono di un campanello.
Era il segnale che stava arrivando l'imbarcazione attesa dalla falsa Syomin e dai suoi due compagni di viaggio.
E poco dopo una barca raggiunse il vecchio molo.
A condurla era un attempato marinaio, scarno, con una barba incolta che rendeva più aspri i suoi lineamenti già molto marcati, lo sguardo perennemente accigliato e la bocca contratta da una smorfia che sembrava conferire a quel volto severo un piglio di brusca insoddisfazione.
Il cocchiere allora gli si avvicinò, lasciando nelle sue mani un sacchetto di monete.
“Ecco quanto ti è dovuto.” Fissando il marinaio. “Condurrai la madama ed i suoi due compagni fino all'isola. Li lascerai là ed attenderai sue disposizioni.”
“Partiamo subito allora.” Voltandosi il marinaio verso Elisabeth. “Sfrutteremo la marea.”
“Dove siamo diretti, di grazia?” Chiese con sarcasmo Nettuno alla falsa Symoin.
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AMICO TI SARO' E SOLO QUELLO... E' UN SACRO PATTO DA FRATELLO A FRATELLO
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