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Vecchio 27-08-2014, 20.03.48   #1250
Guisgard
Cavaliere della Tavola Rotonda
 
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Capitolo V: Il trono dei Taddei


“Soltanto quel pallore era strano: si sarebbe detto un uomo rinchiuso da lungo tempo in una tomba, che non avesse potuto riprendere il colore dei vivi.”

(Alexandre Dumas, Il conte di Montecristo)



Quell'onda sul ponte dell'Hydra.
Le grida dei suoi uomini, le cime e le vele che si spezzavano e si laceravano, cadendo con forza sul ponte sottostante, simile ad una sentenza ed una condanna.
Quell'onda.
La forza dell'acqua, il profumo di salsedine, il sapore del sale.
Poi il cielo che cominciò a girare vertiginosamente intorno a Clio.
Tutto allora si fece buio.
E sognò.
Sognò il mare, il suo palazzo, le lunghe giornate ad allenarsi, tra sogni e paure.
Tra la voglia di essere se stessa e gli obblighi di quel mondo che la opprimeva.
E sognò quel volto a cui aveva donato i suoi ultimi pensieri.
Sognò poi l'Hydra ed i suoi pirati.
Ed ancora il mare.
Un mare sterminato e burrascoso, che pian piano si fece calmo e rassicurante.
Fino a quando riaprì gli occhi.
Era stesa in un morbido e profumato letto.
Profumato con essenze di un esotica delicatezza.
Una piccola lampada ad olio illuminava quell'ambiente, sebbene la luce del giorno morente ancora riusciva ad entrare dalle piccole e decorate finestre, riflettendosi sui preziosi tessuti rossi e bianchi che coprivano le pareti.
Ovunque intorno a lei vi erano stoffe di velluti, di broccati di straordinario valore e di grande bellezza, lasciati su una delle sedie di noce finemente lavorate o sui mobili d'ebano intarsiati di madreperla, avorio e rivestiti d'ambra.
Su un piccolo tavolino poi facevano bella mostra, come trofei di un ostentato sfarzo, coppe d'oro, brocche d'argento e calici di cristallo, affiancati da bottigline di pregevole e sottilissimo vetro di Venezia, colme di elisir dai vivi colori, quali rosso, giallo, verde.
E tutto ciò scintillava come gemme preziose di un favoloso tesoro sotto i lievi bagliori rilasciati da quell'unica lampada.
In fondo alla stanza, infine, su un divano di gusto Ottomano, con frange vivacissime, stava un meraviglioso pugnale.
Lo stesso pugnale che Clio cercava da tempo, con la speranza di ritrovarlo in uno dei tanti tesori predati con i suoi uomini.
In quel momento però, proveniente da fuori la stanza, sentì un fischiettare.
E fu solo allora che si accorse di indossare, sotto le lenzuola, una preziosa veste di seta e nient'altro.
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AMICO TI SARO' E SOLO QUELLO... E' UN SACRO PATTO DA FRATELLO A FRATELLO
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