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Vecchio 30-08-2014, 02.37.11   #1305
Guisgard
Cavaliere della Tavola Rotonda
 
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Cavaliere della tavola rotonda
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Residenza: Dalla terra più nobile che sorge sotto il cielo
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Guisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare bene
L'incredibile vascello volante proseguiva il suo viaggio con andatura forzatamente lenta, a causa dell'Hydra che si trascinava dietro.
Cinque o sei leghe l'ora al massimo.
Il crepuscolo, con le sue tinte screziate, aveva ormai ceduto il passo alla notte, silenziosa e profonda nei suoi terribili misteri e con i suoi indecifrabili sogni.
Ovunque dominavano il silenzio sterminato del cielo e la calma apparente del mare, con il ritmico e cangiante scorrere delle onde che parevano rincorrersi senza fine.
Nulla di più grandioso e spaventoso sembrava esserci al mondo di quell'infinito e incantato scenario, fatto di primordiale libertà e selvaggia avventura.
Eppure in quella sera una meravigliosa quiete pareva invadere quel mondo.
Le stelle apparivano come voler diffondere sulla Terra, oltre all'enigmatico fascino del loro scintillio, il presagio di una sconosciuta grandezza, la profezia di un Destino dall'eco eterno.
Era una notte senza Luna, eppure intrisa di una vaga magia.
Il mare Flegeeo, liscio e fresco all'occhio come una macchia d'olio, estendeva la sua sterminata superficie fino alla perfetta linea di un orizzonte lontano, scuro ed ignoto.
L'incedere del vascello volante era regolare, liberando leggere ondulazioni come un'invisibile scia rimasta a poppa, per poi perdersi nel meccanico clangore della caldaia da cui usciva una densa nuvola di fumo nero come la pece.
Una fresca e profumata corrente d'aria, proveniente da prua e dovuta alla velocità del vascello, attraversava con regolarità il lungo tratto del ponte, tra i robusti parapetti e gli alti pennoni che oscillavano al pallore di poche lampade penzolanti.
E in tutto ciò, quasi senza accorgersene, Clio fu trascinata, come nelle pagine di un romanzo che consumano la nostra curiosità ed accendono la nostra meraviglia, dal malinconico suono di quell'ocarina.
E lo seguì fino a quando, tra l'incertezza delle tenebre, scorse una figura.
Austera, immobile, simile ad un'ombra abituata a vagare dove il regno dei vivi pare arrestarsi all'incedere di quello dei morti.
Avvolta in un lungo mantello, l'enigmatica figura suonava la sua ocarina col volto perso verso quella poetica ed inafferrabile immensità, racchiusa tra Cielo e mare.
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AMICO TI SARO' E SOLO QUELLO... E' UN SACRO PATTO DA FRATELLO A FRATELLO
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