Symoin rise a quelle parole di Elisabeth.
“Non è solo il mio padrone” disse poi, mentre con un morbido panno di telo le asciugava il corpo bagnato “ma anche il tuo. E presto lo sarà di tutto il mondo...” la fissava con sguardo ambiguo “... non temere, sia io che lui manteniamo le promesse... sappiamo essere tanto generosi con chi ci affianca, quanto vendicativi con chi ci osteggia...” lasciò cadere il telo e la guardò “... hai un bellissimo corpo... una sciocchezza consacrarlo ad inesistenti dei... sai, non ho mai fatto l'amore con una donna... chissà, potrebbe essere piacevole...” rise di nuovo, per poi voltarsi e svanire nella silenziosa penombra di quella stanza.
Elisabeth allora si vestì ed uscì.
Attraverso uno stretto corridoio, come guidata da un misterioso istinto, raggiunse una porta e poi un salone.
Qui vide un'austera figura rivolata verso una finestra.
Fissava il cielo che cominciava ad oscurarsi a causa di nere e dense nuvole.
In lontananza si udivano anche dei tuoni.
“Vi attendevo, mia adorata...” senza voltarsi il padrone del castello “... siete splendida...” come se potesse vederla “... si, un abito perfetto, sebbene comunque inutile, visto cela la vostra bellezza...” con un dito indicò un tavolino su cui vi erano due bicchieri di cristallo ed una bottiglietta con dentro un elisir blu.
“Versate da bere in quei bicchieri, per favore...” mormorò, sempre guardando fuori dalla finestra “... brinderemo a noi due...”
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AMICO TI SARO' E SOLO QUELLO... E' UN SACRO PATTO DA FRATELLO A FRATELLO
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