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#1569
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Cavaliere della Tavola Rotonda
Registrazione: 04-06-2008
Residenza: Dalla terra più nobile che sorge sotto il cielo
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Guisgard fissò Clio e sorrise.
Le betulle, i castagni e gli alti faggi, con i loro verdeggianti riflessi accarezzati dal purpureo e rossastro crepuscolo, sembravano sfiorati da quella stessa malinconia che accarezzava il cuore di lui.
Se ne stava fisso, ai piedi di uno albero, con gli occhi verso ciò che restava del tramonto.
Prese allora l'ocarina per suonarla, come sempre faceva quando quella velata nostalgia lo raggiungeva, ma qualcosa lo bloccò.
Un sasso scagliato con forza contro la corteccia di quell'albero.
“Al diavolo!” Esclamò la ragazza, per poi lasciarsi cadere tra i fiori e restando a fissare il cielo a testa all'insù. “Dannate e petulanti smorfiose!”
“E' già scoppiata la guerra tra Capomazda e Sygma?” Sbucando fuori Guisgard e mettendo via l'ocarina.
“E tu cosa diavolo ci fai là?” Alzandosi lei.
“Beh... pensavo di nascondermi qui fino alla fine delle ostilità.” Sorridendo sarcastico.
“Il tuo spirito è fuori luogo.” Seccata lei.
Lui rise.
“Oggi non è giornata!”
“Perchè mai?” Chiese lui.
“Perchè detesto le smorfiose!” Rispose lei.
Allora lui vide il fiore che teneva in mano.
“E quello cos'è?” Indicandolo.
Lei cercò di nasconderlo, ma poi lo lasciò cadere.
“E' un giglio...” raccogliendolo Guisgard “... e gli hai fatto togliere due petali...”
“Meglio!” Sbottò lei.
“E' così brutto?”
“Non è per il fiore...”
“E per cosa?”
“Per quelle smorfiose!”
“Magari prima o poi lo capirò” fece lui “ma ora non ti seguo...”
“Sono andata in paese a prendere del pane e della frutta da mastro Gualdo...” spiegò lei “... e lui... lui mi ha dato il fiore... dice che lo da a tutte le massaie ed io, visto che ero là a comparare da lui, ne meritavo uno a suo dire... e così mi ha chiesto di sceglierne uno... il mio preferito...”
“Gentile.”
“Si, è un uomo anziano e gentile...” annuì lei “... ma uscendo da là ho visto le orfanelle di San Giustino... e loro... loro... odiose!”
“Loro?”
“Loro mi hanno presa in giro!”
“Per il fiore?”
“Si!” Adirata lei. “Dicendo che era stato un mio spasimante a darmelo!”
Lui rise piano.
“E non ridere tu!”
“Scusa!” Esclamò Guisgard. “Per questo non lo vuoi più?”
“Si!” Col broncio lei. “E sono contenta si siano tolti quei due petali!” Scosse il capo.
“Posso accomodartelo io, sai?”
“Non mi interessa!” Gridò lei. “Anzi, buttalo! Ah, già...” incrociando le braccia “... dimentico tu sei troppo romantico per farlo...” sbuffò “... fanne ciò che vuoi...”
“Ma se hai scelto un giglio” disse lui “forse è perchè è il tuo fiore preferito, no?”
“Non lo voglio!” E corse via.
Lui allora restò a fissare quel fiore.
Portò i due petali in tasca e ne annusò il profumo.
“Sei accomodato ora, mio bel giglio...” sussurrò.
Passò la sera e poi trascorse la notte.
Ed al mattino, svegliandosi, lei trovò quel giglio sul davanzale della sua finestra.
Qualcuno aveva scavalcato e portato quel fiore là.
“Si, all'occorrenza salvo anche dame...” disse Guisgard alla ragazza, lasciando andar via quel ricordo “... rigorosamente se sono in pericolo però...” rise piano “... e non credo sia il vostro caso, giusto?” Versando altro vino nei loro bicchieri.
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AMICO TI SARO' E SOLO QUELLO... E' UN SACRO PATTO DA FRATELLO A FRATELLO
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