“Già...” disse Emas a Clio toccandosi il collo “... ma forse non si dovrebbe perseverare a sfidare la Sorte...”
Vivas rise.
“Tu resta qui con loro, Cid.” Rivolgendosi Emas al ragazzo.
I tre allora scesero nella torre fino a raggiungere quella che un tempo era la fossa biologica.
Trovarono una grata consumata dalla ruggine e con un po' di fatica i due marinai la rimossero.
Emas poi accese una torcia e iniziò la loro scesa in quelle fogne.
La cloaca era umida e le pietre alquanto scivolose.
Dovettero così procedere con cautela.
“Sembra di scendere all'Inferno...” mormorò Emas.
“Non è poi tanto sbagliato, sai?” Divertito Vivas. “Infondo anche noi presto incontreremo dei diavolacci.”
“E spero solo che non ci rendano dei dannati!” Replicò Emas.
Il loro cammino proseguì, fino a quando in lontananza videro un leggero alone.
Si avvicinarono e scorsero una sorta di lucernario.
Lo raggiunsero e guardarono dentro, da dove proveniva la luce.
Scoprirono così un ampio antro, colmo d'acqua e chiuso con una grata.
“Siamo arrivati...” disse Vivas.
I tre allora si calarono e a nuoto si diressero verso la grata.
Era ormai giorno e da fuori si udivano le cannonate della nave di Picche contro ciò che restava del porto.
“Senti che concerto...” nuotando Emas “... dannati... figli di centomila vermi...”
Arrivati alla grata riuscirono poi a spostarla dopo uno sforzo non indifferente, ritrovandosi poi fuori in acqua.
L'Hydra era attraccata non molto lontano, mentre dalla nave di Picche continuavano a partire le cannonate verso l'isolotto.
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AMICO TI SARO' E SOLO QUELLO... E' UN SACRO PATTO DA FRATELLO A FRATELLO
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