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Taliesin
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14 OTTOBRE 1066: LA MISTERIOSA SCOMPARSA DELL'ULTIMO RE ANGLOSASSONE


La Battaglia di Hastings di una incisione ottocentesca

Non molto si sa da fonti storiografiche, da documenti, quali siano precisamente gli storici che dettagliarono, anche se in minima parte, questa importante battaglia. Una versione differente, ma alquanto evocativa e stranamente precisa, la troviamo in un oggetto, un arazzo (1), passato alla storia come l’Arazzo di Bayeux. Commissionato da Oddone di Bayeux (2), fratellastro di Guglielmo I (3), è stato ricamato per evidenziare la campagna espansionistica dei Normanni che nel 1066 conquistarono l’Inghilterra e per enfatizzare la decisiva vittoria nella battaglia di Hastings.

Particolare di una delle vignette tratte dall’Arazzo del Bayeux

Nonostante sia stato fatto per la fine delle ostilità tra Anglosassoni e Normanni, gran parte del ricamo è dedicata alle battaglie e alle schermaglie inerenti al periodo antecedente alla guerra inglese. Questo pezzo di storia risultata essere un importantissimo documento storiografico, in quanto tramite esso si può risalire alle ambientazioni della Normandia e dell’Inghilterra, nonché avere informazioni sulle vesti del tempo, sulle imbarcazioni utilizzate per gli approdi e sulle locazioni degli stessi inglesi.
L’arazzo è sempre stato conservato nel palazzo vescovile di Bayeux. Vicissitudini lo hanno portato all’anonimato per preservarlo dalle varie guerre protratte nei secoli, come la Rivoluzione francese, la Guerra franco-prussiana o la Seconda Guerra Mondiale. Con piccole note in latino, disseminate sotto le vignette, molto semplici, con soli otto colori distribuiti, vengono narrate le gesta di Guglielmo e le scorribande di Aroldo II (4), con un breve spazio dedicato alla cometa di Halley.

Guglielmo I il Conquistatore, primo re normanno
Questo abile condottiero, in seguito capace anche di una duraturo e significativo mandato come re d’Inghilterra (5), cominciò la sua carriera nobiliare già all’età di sette anni. Venne proclamato Duca di Normandia, un titolo altisonante per un ragazzino di quella età, e a seguito della morte improvvisa e rapida dei suoi tre tutori, Gilberto di Brionne (6), il precettore Toroldo di Neufmarche (7) e il siniscalco Osberno di Crepon (8), si trovò praticamente solo a governare una regione in preda all’anarchia più totale.
I tre assassinii in rapida successione fecero piombare il popolo in un senso di non appartenenza che crebbe fino a diventare rivolta. Guglielmo, affidato quindi all’arcivescovo di Rouen, Roberto il Danese (9), non seppe placare le rivolte con efficaci manovre. Fu solo grazie alle istituzioni e alle imposizioni fatte dai predecessori di Guglielmo che la Normandia riuscì a rimanere a galla tanto da aspettare la cavalcata del Conquistatore, suo futuro re.

Guglielmo I il Conquistatore
Alano III (10) conte di Rennes e duca di Bretagna, fu insieme ai tre assassinati, uno dei quattro tutori iniziali di Guglielmo che suo malgrado ottenne la carica da giovane a causa del mancato ritorno in patria del padre Roberto I di Normandia (11). Si pensa che Guglielmo, quando Alano III rimase come ultimo tutore, fece torturare il quarto affinché confessasse la partecipazione ai tre delitti.
Guglielmo, come ultima nota, non veniva solo chiamato il Conquistatore, grazie alle sue vittorie anche antecedenti a quelle rilevanti per la regnanza, ma nacque con l’appellativo di il Bastardo. Per via dell’unione illegittima tra suo padre e una contadina, il giovane Guglielmo cominciò la sua carriera già non nei migliori auspici.

Aroldo II, il secondo di due
A differenza del suo contendente, Aroldo II, era immerso totalmente, sangue e mente, nel concetto nobiliare. Suo padre era Godwin (12), conte di Wessex, e la madre, seconda moglie, era Gythia Thorkelsdaettir, della quale si conosce solo il nome. Ebbe anche gradi di parentela con il penultimo re anglosassone, Edoardo il Confessore (13), tramite sua sorella, consorte appunto del re. Fu proprio la sua parentela con la moglie e la conseguente morte di Edoardo, che Aroldo II salì al potere come re d’Inghilterra.

Incoronazione di Aroldo II d’Inghilterra

Anche se molti ritengono che la causa della battaglia sia da riscontrare nella perpetua sete di potere dei vari successori e delle casate e regioni contrastanti, la scintilla che innesco la lotta tra sassoni e normanni, fu sì la voglia di Guglielmo di rubare il trono ad Aroldo, ma giocò un ruolo notevole anche Aroldo III di Norvegia (14), in quanto pretenzioso contendente come erede al trono. Come succede spesso, aiutate dalla voglia che il proprio re fosse ancora vivo, cominciarono a nascere leggende sulla morte di Aroldo II.
La prima, la più accreditata, vedeva il re morire in battaglia trafitto da una freccia all’occhio e successivamente finito dai soldati avversari. Per altro si narra della maledizione del nome Aroldo, nome legato alla morte con una freccia. La seconda invece riguarda la sua fuga dal campo per rifugiarsi in Cornovaglia dove morì nel 1080.
In tutto questo anche la sua sepoltura ha diatribe tra gli studiosi. Secondo alcuni non venne sepolto, Guglielmo si rifiutò di concedergli il rito. Secondo altri venne posto in una bara nell’Abbazia di Waltham o nell’Abbazia di Battle, quest’ultima sorta proprio sul campo di battaglia a Hastings.

La battaglia
La battaglia, come ogni scontro che si rispetti, inizia con lo schieramento. Fu una schermaglia con quantità di soldati omogenea per numero (8000 da entrambe le parti), ma eterogenea per qualità degli individui. Infatti la tattica dei due comandanti veniva a a costruirsi in diverso modo. Guglielmo, forte di 2000 cavalieri, cercò discoprire il nemico facendolo correre in campo aperto, in modo da tale da facilitare l’operazione dei suoi uomini a cavallo.

Schematizzazione della battaglia di Hastings

Le posizioni in campo
Aroldo II invece, privo di cavalleria, doveva fare affidamento su di una formazione salda e compatta, attorniata di forti scudi e difesa strenuamente dalla sua migliore fanteria, gli huskarli (15), che avrebbero spaccato l’avanzata nemica con i loro grandi scudi. Fu così che la mattina iniziò lo scontro.
Aroldo era posto su di una collina dove i suoi uomini stretti e chiusi negli scudi aspettavano il nemico. Guglielmo cominciò a tempestare il nemico con nugoli di frecce dei suoi arcieri, ma l’effetto fu inutile. O sorvolavano il nemico o si piantavano negli scudi enormi. Guglielmo allora mise in campo la cavalleria e la sua fanteria più veloce, corazzata leggermente. Anche qui la sortita offensiva fu quasi inutile. La collina ripida sfiancò sia gli uomini appiedati, sia i cavalli che cozzarono contro la linea preparata da Aroldo.
Un’unica nota positiva venne da un distaccamento di fanti di Aroldo che presi dall’euforia inseguirono i nemici, staccandosi dal resto del gruppo e sancendo di fatto la loro fine. In seguito, forse con un poco di ritardo, Aroldo fece contrattaccare i suoi che si lanciarono sulla sinistra dell’esercito di Guglielmo, dove i Bretoni erano posizionati, rendendoli privi di stabilità e facendoli separare leggermente dal centro dove il loro comandante portava lo stendardo papale.
Un’ulteriore voce che vedeva Guglielmo ucciso da una freccia, serpeggiò nelle file normanne che cominciarono a credere di aver già perso la battaglia. “Guardatemi bene, sono ancora vivo, e per grazia di Dio sarò vincitore”. Con queste parole lo stesso duca uscì da una mischia gridando e risollevando gli animi dei suoi uomini.
L’abilità tattica di Guglielmo, visto che i suoi uomini si stavano sfaldando sempre più, venne fuori nel momento migliore. Forti della loro posizione rialzata e delle file sempre compatte, gli anglosassoni mentalmente avendo la vittoria in pugno. Guglielmo fece una finta. Ordinò alla fanteria centrale di ritirarsi per permettere al resto della cavalleria di rifiatare ed essere ignorata per qualche momento. I sassoni inseguirono i fanti Bretoni che subito si fermarono per affrontarli. Era troppo tardi ormai. La posizione sopraelevata della collina era stata sgombrata e i cavalieri, approfittando dell’avventata decisione di inseguimento del nemico, si gettarono sulle prime linee dei fanti sassoni, falciandoli letteralmente.
Aroldo corse incontro agli uomini attaccati, ma era ormai troppo tardi. In quell’incursione Aroldo venne trafitto da una freccia e nonostante l’abilità degli huskarli, senza un comandante, in poco tempo i sassoni capitolarono. Tra le file di Guglielmo infine, quasi 2000 furono i soldati che raggiunsero al morte, mentre tra quelle di Aroldo, oltre allo stesso comandante, pochi furono quelli che riuscirono a fuggire al di là delle colline.
Quello che venne poi
Prima si era parlato delle svariate ipotesi sulla morte di Aroldo e sulla sua sepoltura. Quella che ha più riscontro, la morte conclusa dalla mano di soldati, ha un’ulteriore pensiero: Guglielmo, raggiunto il corpo morente di Aroldo, lo percosse più e più volte con la sua arma fino a renderlo irriconoscibile, sorte per altro dovuta ad ogni sconfitto sassone.
Quello che successe in seguito è storia: incoronazione di Guglielmo a re d’Inghilterra, intreccio quasi totale, almeno fino al 1453, con la Francia con cui si combatterono cruente e importanti battaglie tra cui quella dei cent’anni (16), e infine nascita della potenza dei Tudor (17) che nonostante la vittoria del 1453 dei francesi contro gli inglesi, continuò a far crescere l’ascesa di questo popolo che ha cambiato la faccia del mondo occidentale.
Un’ipotesi semplice, ovviamente solo illazionale, vede Aroldo vincere contro Guglielmo. Il quadro che ne verrebbe fuori sarebbe completamente differente: ovviamente nessuna di queste cose elencate non sarebbe successa (su tutte la guerra dei cent’anni) e la vittoria di Aroldo sarebbe stata valutata solo come una delle tante dei normanni sui sassoni.

Note
  1. in realtà, convenzionalmente è stato chiamato arazzo, ma in effetti è un ricamo su lana e lino. Confezionato tra il 1070 e il 1077 (anche se fonti estendono il periodo dal 1066 al 1082) ha delle diatribe riguardo all’a persona che lo ha permesso. Secondo alcuni non fu Oddone ha commissionarla, ma la regina Matilda delle Fiandre (infatti in alcuni testi il nome è “Arazzo della regina Matilda”), consorte di Guglielmo I.
  2. Odone di Conteville; Normandia 1036 – Palermo, febbraio 1097.
  3. Guglielmo il Conquistatore o Guglielmo il Bastardo, fu il primo re normanno d’Inghilterra; Falaise, 8 novembre 1028 – Rouen, 9 settembre 1087.
  4. Harold Godwineson fu l’ultimo dei re della stirpe sassone; 1022 – 1066.
  5. 25 dicembre 1066 – 9 settembre 1087, data della sua morte.
  6. non si sa molto su questo conte, se non che fu nipote di Riccardo senza paura, il primo ad ottenere il titolo di Duca di Normandia.
  7. anche di questo precettore di Guglielmo non si sanno né data di nascita ne luogo, ma probabilmente, oltre a ricoprire la carica di tutore del futuro re, era insignito anche del titolo di connestabile del ducato, ovvero colui che sovrintendeva, in epoca romano-bizantina e barbara, alle scuderie del palazzo reale.
  8. era il sinisalco del re, colui che si occupava della mensa e della casa della famiglia reale.
  9. oltre che arcivescovo di Rouen fu anche conte d’Evreux; morì nel 1037.
  10. non si sanno notizie attendibili su quest’uomo.
  11. detto anche Roberto il Magnifico; Normandia 1010 – Nicea, 3 luglio 1035.
  12. non molto si sa del padre di questo importante uomo di Inghilterra. Quello che affiora dai documenti è solo la morte di questo uomo. Il figlio lo accompagnò in esilio nel 1051 e probabilmente, un anno dopo, Godwin morì. Aroldo II quindi prese di diritto il titolo di conte di Wessex.
  13. Oxfordshire, 1002 – Westminster, 5 gennaio 1066.
  14. 1015 – 25 settembre 1066. Fu un importante condottiero conosciuto ai molti come Harald Hardrada. Dal 1047 al 1066 fu re di Norvegia e proprio nel suo ultimo anno di mandato cercò invano di invadere l’Inghilterra, morendo nella battaglia Stamford Bridge, colpito da una freccia alla gola, proprio contro il rivale al trono, Araldo II.
  15. questi abili condottieri, nati la maggior parte dall’addestramento di contadini, erano gli addetti alla difesa deli re scandinavi, la lor guardia del corpo. Si fecero una grande nomea soprattutto nelle guerre d’Inghilterra e di Norvegia, diventando di fatto la spina dorsale di molti eserciti regionali. La classica ascia danese e lo scudo torre erano le loro armi e nel loro nome risiedeva proprio la difesa. Infatti in norreno huskarl significa “uomo di casa”.
  16. 1337 – 1453
  17. fu una dinastia gallese che regnò in Inghilterra negli anni bui dopo la sconfitta contro i francesi dal 1485 a 1603.
tratto da www.antika.it

Taliesin, il Bardo
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"Io mi dico è stato meglio lasciarci, che non esserci mai incontrati." (Giugno '73 - Faber)
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