"...Dico dunque che, in così alta orazione come questa, quando Dio lo concede all’anima, questa può fare tutto ciò e anche più (essendo tali i suoi effetti e accorgendosi lei stessa che opera senza alcuna stanchezza dell’intelletto), solo mi sembra che rimanga come stupefatta di vedere il Signore fare così bene l’ortolano. Egli non vuole sottoporla ad alcuna fatica,, volendo unicamente che goda del profumo incipiente dei fiori. Con una sua visita, per poco che duri, essendo tale il giardiniere, cioè il Creatore dell’acqua, ne dà a dismisura; e quello che la povera anima non ha potuto fare, stancando in vent’anni l’intelletto, lo fa questo celeste giardiniere in un punto, facendo crescere i frutti e maturandoli, cosicché l’anima può sostentarsi con il ricavato del suo giardino, volendolo il Signore. Ma non le permette di ripartirne i frutti con altri fintanto che non si sia fortificata bene con ciò di cui si è nutrita, affinché non abbia a consumarsi tutto in assaggi senza che ella tragga alcun vantaggio né ricompensa da coloro che ne fa partecipi, con il pericolo, forse, di morire di fame per mantenere e far mangiare altri a sue spese”.
tratto da: "Il Libro della Vita" - Capitolo XVII
Santa Maria Teresa d'Avila
Taliesin, il Bardo
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"Io mi dico è stato meglio lasciarci, che non esserci mai incontrati." (Giugno '73 - Faber)
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