Guisgard, a quelle parole di Altea, sorrise sorpreso.
“Dunque” disse poi “mi ritenete una specie di Don Giovanni?” Rise. “Ma, Altea, se lo fossi voi di certo, l'altra notte, non sareste uscita che all'alba, o forse dopo, dalla mia stanza... non vi pare?” Scosse il capo divertito. “Quanto alle varie promesse fatte da altri...” facendosi serio “... purtroppo io non so cosa dirvi. Anzi, secondo molti neanche sono un discendente dell'Austero. Ma voi invece sembrate cederlo.” I suoi occhi si fecero inquieti. “A volte, vi confesso, in certi interminabili pomeriggi in cui passeggio solo sul ponte del mia nave, o nelle vaghe notti stellate, fissando il cielo tra Orione e la Stella del Nord, vi confesso che in quei momenti quasi arrivo a dubitarlo io stesso...”
Camminavano uno accanto all'altra, mentre qualche passo più indietro li seguivano Clio e Pepe.
Avevano imboccato quel sentiero tracciato in un bucolico paesaggio, reso ancor più atavico dal magico imbrunire che era sceso, incerto ed opaco, sulla boscaglia circostante.
Poi, ad un tratto, Pepe attirò l'attenzione dei suoi tre compagni.
“Guardate qui!” Esclamò.
Indicava una piccola nicchia sommersa dal fogliame.
Una nicchia al cui interno vi erano incise alcune parole che così recitavano:
“Lo cercan qua e poi lo cercan là.
Capomazda si strugge e dov'è non sa!
Che sia custodito forse nell'Incertofato,
questo Fiore Azzurro, da sempre cercato?”
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AMICO TI SARO' E SOLO QUELLO... E' UN SACRO PATTO DA FRATELLO A FRATELLO
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