Guisgard sorrise e poi con un dito, delicatamente, accarezzò le labbra di Clio.
“Sciocchina...” disse in un sussurro “... non potrei mai farti del male, lo sai...” fissandola negli occhi “... e poi sono un cavaliere, no? Devo essere galante e cortese per copione...” ridendo piano, mentre quel dito sfiorava lentamente le labbra di lei.
Poi, senza dire altro, si sedette ai piedi di un grosso albero, con la schiena contro la corteccia, facendo poggiare Clio con la testa sul petto.
Avvolse entrambi nel suo mantello e cominciò a suonare la sua ocarina.
Quella nenia, lenta e dolce, echeggiò piano in quel luogo, facendone allontanare, almeno per un po', i suoi misteri.
E quel suono, il silenzio della notte e la stanchezza, infine, fecero addormentare Clio fra le braccia del presunto impostore.
Poco dopo, tra le ombre e le inquietudini di quella boscaglia, apparve qualcuno.
Era Altea.
E prima di avvicinarsi di nuovo alla misteriosa porta, la donna, passando accanto a Guisgard, gli rivolse alcune parole.
L'aspirante duca avvolse allora Clio ben bene nel suo mantello ed usò la sua sacca come cuscino su cui farle poggiare la testa.
Lasciò così la ragazza ancora addormentata e raggiunse Altea che se ne stava davanti alla porta dopo aver riprovato, ma inutilmente, a superare l'arcano.
“Dite che conosco l'Amore?” Mormorò Guisgard con un sorriso beffardo. “Eppure non vi ho mai fatto promesse. Non vi ho mai incoraggiata in nulla.” La guardò. “Vi ho permesso di restare a bordo e poi di venire con noi perchè avete chiesto di poter cercare il Fiore con noi. Ed anche a me interessa il Fiore. E poi chi conosce davvero la Natura dell'Amore? Forse nessuno, forse tutti... o magari, è l'Amore che conosce noi...” tornando ad osservare la porta e quei bassorilievi, cercando forse un modo per svelare il loro impenetrabile arcano.
Poco dopo cominciò ad albeggiare.
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AMICO TI SARO' E SOLO QUELLO... E' UN SACRO PATTO DA FRATELLO A FRATELLO
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