A quelle parole di Altea, la bambina fece un passo indietro, nascondendosi dietro Laika.
“Non osare mai più rivolgerti a queste bambine senza il mio permesso.” Disse fissando la finta zingara. “E così eri ricca... e poi hai scelto la libertà? Ossia diventare una zingara?” I suoi occhi indagatori erano in quelli di Altea. “E tu, invece...” spostando lo sguardo su Clio “... tu invece non sei accoppiata come lei? Non hai marito, compagno o spasimante?” Guardò poi Anghela. “E i due uomini?”
“Uno era il marito di questa zingara” spiegò la donna guerriera “e l'altro un monaco.”
In quel momento arrivarono altre soldatesse.
Le stesse che avevano portato via Guisgard e Pepe.
“Torniamo ora dal Moro...” disse una di quelle “... il monaco era armato solo di un Rosario, mentre l'altro, il musico, oltre un'ocarina aveva nascosta nel mantello anche questa...” mostrando Mia Amata a Laika.
“Ah...” fece questa, prendendo poi la spada “... qual'è dunque il mestiere di tuo marito?” Chiese ad Altea. “Il musico o lo spadaccino? O forse è un novello David, o un Tristano... abile nell'arte della musica, come in quella della spada?”
Intanto, in un luogo non troppo distante, qualcuno stava sognando...
Guisgard vagava per una strada cupa e silenziosa, avvolta dal buio e dalla foschia.
Solo una piccola luce, proveniente dal pallore lunare, lambiva il suo cammino, mentre tutt'intorno le ombre sembravano prendere forma in quella spettrale penombra.
Camminava da solo, il presunto Taddeide, ma con la chiara ed ossessiva sensazione di essere seguito.
Ma ogni volta si girava indietro, non vedeva altro che la strada buia e desolata.
E proseguiva.
Proseguiva tra quel silenzio.
Poi ancora quella sensazione.
Stavolta ancor più netta.
Ed udì qualcosa.
Dei passi leggeri.
Si voltò di scatto e vide un'ombra.
“Tu...” disse “... tu, chi sei?”
Ma l'ombra non rispose nulla.
“Chi sei?” Gridò il presunto duca.
Ma quella non proferì parola.
Allora, in quel momento, altre ombre sorsero dal nulla.
“Cosa volete da me?” Urlò Guisgard.
“Vogliamo che tu soffra...” con un filo di voce, bestiale ed infernale, l'ombra che lo seguiva per prima.
Guisgard si svegliò di colpo.
Ansimava.
Poi sentì una fitta alla testa.
Riaprì di nuovo gli occhi e vide dei volti, confusi, attorno a lui.
“Chi...” farfugliò “... chi siete?” Domandò. “E... dove sono?”