Un’evanescente ombra di passo racchiusa dentro la lampada offuscata delle emozioni e dei desideri, dall’alto del cuore elisabettiano, supremo ed estremo baluardo di ogni ipocrisia e di ogni falsità, come una sorta di magia sfregata, la mia immaterialità viene evocata dai corrosi abissi del tempo conficcati nel salmastro sciacquettio di coralli sbiaditi in cui si infrangono le mie presenti farneticazioni nelle migliori innocenti evasioni circa Messere Amore…E per rispondere a quella chiamata, usciranno dal mio strumento solamente quelle note che sapranno districare il pesante fardello di fili aggrovigliati dove oceani di inchiostro sono stati versati nel corso degli eoni, poiché la massima espressione d’Amore potrà nascere solo dalle piaghe del Dolore, che, come costanti stimmate profumate di petali di rosa, colreranno un orizzonte di un eterno Golgota.
Grazie Madonna Elisabetta
Taliesin, il Bardo
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"Io mi dico è stato meglio lasciarci, che non esserci mai incontrati." (Giugno '73 - Faber)
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