Clio aveva l'elmo abbassato sul viso, lasciando liberi solo gli occhi.
Ma a quella sua parola ad Onsia, breve e leggera, Guisgard si voltò di scatto e restò a fissarla.
E nei suoi occhi sussultarono.
I picconi intanto avevano preso a consumare la roccia, mentre le pale alzavano un gran polverone.
Poi ad un tratto uno di quei prigionieri, approfittando che Acludio era ancora terra, impossibilitato dunque a controllare quegli uomini, si avvicinò piano a Clio.
“Ehi...” disse alla ragazza “... sai che quel gonnellino ti sta proprio bene? Scommetto che quando ti muovi è anche meglio, vero?”
“Pensa a lavorare...” fece un altro di quei prigionieri.
“Va al diavolo tu.” Mormorò l'uomo, per poi tornare a fissare Clio. “Su, scommetto che lassù, fra tante donne, un bel maschio ti manca da morire la notte, vero?”
E a quelle parole Guisgard, mosso da quell'irrazionale e forse improbabile sospetto, da quella strana sensazione, cominciò a fissare con astio quell'uomo.
E più quello parlava a Clio, più Guisgard lo fissava con rabbia.
“Allora bella...” l'uomo alla piratessa “... vuoi vedere qualcosa di bello che ho qui con me?”
“Perchè non torni a lavorare.” Avvicinandosi il presunto Taddeide all'uomo.
“Perchè non vai al diavolo tu?” L'uomo a lui.
Guisgard lo guardò.
“Su, scegline un'altra.” Continuò l'uomo. “Questa è mia. Magari prova ad attirare qualcuna con la tua musica.” Ridendo.
Il falso musico allora lo spinse contro la parete, facendolo cadere poi a terra.
Tutti allora si voltarono.
“Carogna...” mormorò l'uomo alzandosi “... ora me la pagherai...” e si lanciò sul presunto Taddeide.
I due così presero ad azzuffarsi nella polvere, sotto le grida e le risa degli altri prigionieri.
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AMICO TI SARO' E SOLO QUELLO... E' UN SACRO PATTO DA FRATELLO A FRATELLO
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