“Stai zitta.” Disse Anghela a Clio, con tutto il disprezzo di questo mondo. “E' stato facilissimo farti cadere in trappola.” Rise. “Si, facilissimo.” Scosse il capo. “Non mi hai mai convinta. Mai. Sentivo che nascondevi qualcosa. Perchè l'hai fatto? Per cosa? Per salvare questi uomini? No... a te interessa uno soltanto... chi?” Fissando per un istante Guisgard e Pepe. “Uno di questi due cani, ovvio.”
“E sia, fatela finita.” Intervenne Guisgard. “Basta con questa farsa.”
“Certo, la finiremo subito.” Con un ghigno Anghela. “Tu e tu, venite avanti...” indicando il finto musico ed il fasullo monaco “... naturalmente insieme a lei...” guardando Clio “... tutti gli altri che tornino nelle miniere. Mezza razione al giorno per punizione. E guai se diminuisce il carico d'oro giornaliero estratto dal sottosuolo.”
I prigionieri furono riportati indietro dalle soldatesse, nonostante un vago tentativo di resistenza.
Ma erano troppo affaticati.
Guisgard, Clio e Pepe, invece furono rinchiusi in una piccola cella.
“Domattina” sentenziò Anghela “sarete giustiziati.” Si voltò poi verso Clio. “Nulla è più patetico di una donna ridotta al nulla per un uomo.” Ed andarono via.
“Ed io che immaginavo il Parnaso abitato da sole donne...” mormorò Pepe, per poi lasciarsi cadere a terra sconsolato.
“Quelle erano Muse...” disse Guisgard, che con le mani controllò la solidità di quelle sbarre “... al diavolo... sono insuperabili.” Sbuffando.
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AMICO TI SARO' E SOLO QUELLO... E' UN SACRO PATTO DA FRATELLO A FRATELLO
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