Clio entrò e richiuse immediatamente la porta dietro di sé.
La stanza era avvolta da una vaga penombra, lambita da un chiaro ed ambrato pallore che proveniva da un'elegante lampada di porcellana giapponese.
Guisgard era immobile a fissare la ragazza, dando la schiena ad una finestra le cui tendine tirate a stento lasciavano filtrare la luce della Luna.
Il volto del presunto Taddeide appariva incerto, in quel mutevole chiaroscuro, mentre solo i suoi occhi, di un azzurro chiaro e trasparente ed animati dai riflessi della lampada, parevano solcare l'ambiguo alone che velava la stanza.
“In verità” disse piano, riempendo due bicchieri con un liquore dal core rosso vivo “non riesco ad immaginare un abito che possa sfigurare su di te...” e con un lieve cenno della mano indicò un baule aperto e ricolmo di abiti di stoffe pregiate e dai colori intensi “... e se vuoi posso darti il mio parere... ammesso che tu sia disposta ad indossare quegli abiti davanti a me... adesso...” porgendole uno dei bicchieri con quell'esotico liquore.
__________________
AMICO TI SARO' E SOLO QUELLO... E' UN SACRO PATTO DA FRATELLO A FRATELLO
|