Ma quella domanda di Clio ebbe come risposta una pietra che pesantemente arrivò a pochissimi centimetri da loro, fracassando un tavolo.
“Nemico, direi...” disse Guisgard, dopo aver spinto a terra la ragazza per riparare entrambi dalla pietra.
Intanto quegli uomini armati erano tutti fuggiti via a causa di quel gigante.
Era alto circa il doppio di un uomo comune, dal corpo sgraziato, robusto e pesante.
Aveva un'espressione ebete e rideva senza motivo.
Fissò i due compagni e poi con un cenno della mano li invitò a seguirlo nel giardino.
“Mi sa che non abbiamo scelta...” Guisgard a Clio, per poi chinarsi a raccogliere una seconda spada.
E quando lui e Clio uscirono nel giardino, il gigante li guardò soddisfatto.
“E sia!” Esclamò Guisgard, per poi fare un cenno a Clio.
Corse allora verso l'omone, ma quello lo afferrò per un braccio, scaraventandolo via.
Il presunto Taddeide cadde pesantemente contro un albero e perse i sensi.
E nel cadere gridando la sua voce fu udita da Altea, il cui balcone dava proprio su una parte del giardino.
Il gigante si voltò allora verso Clio.
“Lui non devo ucciderlo io...” mormorò, indicando Guisgard a terra “... ma te si...” e cominciò ad avvicinarsi alla ragazza.
Intanto nella stanza, come detto, Altea aveva udito tutto.
“E' Guisgard, milady.” Fissandola il pittore. “Deve pur meritarsi il fiore, no?” Sorridendo.
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AMICO TI SARO' E SOLO QUELLO... E' UN SACRO PATTO DA FRATELLO A FRATELLO
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