Guisgard sorrise a Clio, per poi avvicinarsi al suo orecchio.
“Mercenaria...” disse piano “... vuoi sapere un segreto? Tempo fa una zingara mi lesse la mano, rivelandomi che avrei sfidato tanti e tanti cavalieri, senza conoscere mai sconfitta... ma di guardarmi da una spadaccina... perchè sfidandola sarei rimasto ferito mortalmente... al cuore...” facendole l'occhiolino.
Fece allora salire la piratessa ed Altea sulla carrozza, per poi entrare anche lui.
Durante il tragitto ci furono poche parole.
Il presunto Taddeide sussurrò ad Altea solo qualcosa riguardo al discorso del matrimonio deciso anni prima:
“Vuoi davvero che la tua vita sia determinata da altri, con una decisione fatta a tavolino per motivi politici?”
La vettura li condusse così attraverso la campagna, muta e resa irreale da quella densa nebbia, fino ad una torre isolata, dimora del barone che li attendeva.
Qui uno degli uomini armati che li avevano scortati chiamò un servitore e quello uscì per accogliere i falsi mercenari.
Era un uomo anziano e robusto.
Fece loro cenno di seguirlo, conducendoli poi all'interno della torre.
Ma qualcosa aveva colpito Guisgard e le sue due compagne.
Le finestre della torre erano bardate di nero.
Come se un lutto avesse colpito quel luogo.
“Giungiamo in un triste momento?” Chiese Guisgard al servitore.
“Lo scritto è morte...” mormorò quello, per poi continuare a camminare e a far strada a quegli ospiti.
Ed attraversando il cortile della torre, i quattro assistettero a qualcosa di particolare.
Un grande falò illuminava quello spazio e ad alimentarlo vi era una gran quantità di libri.