Altea si avvicinò alla finestra per vedere cosa avesse generato quel verso, quando tra il vago chiarore delle torce che tentavano di squarciare l'immensità della notte, vide qualcosa.
Come una sagoma incerta, pallida, leggera e veloce che si muoveva tra il chiaroscuro.
Poi udì qualcosa.
Non più il verso del rapace, ma una voce.
Prima confusa, poi più nitida.
Una voce che riconobbe bene.
Era quella di Guisgard.
Le parole però apparivano distorte, incomprensibili.
Eppure era la sua voce e proveniva da fuori.
Una voce che sembrava chiedere aiuto.
Poi all'improvviso una folata fece spalancare la finestra, diffondendo nella stanza il lamentevole sibilo del vento ed un freddo gelido.
E di nuovo, per un momento, Altea udì il misterioso e spettrale verso di quel rapace.
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AMICO TI SARO' E SOLO QUELLO... E' UN SACRO PATTO DA FRATELLO A FRATELLO
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