Il ragazzino entrò nella bottega, facendo tintinnare il campanellino che pendeva sulla porta.
“Ehilà, sir Lancillotto!” Disse il panettiere. “Quanti draghi hai fatto fuori oggi?”
“In verità soltanto uno” rispose il ragazzino “ma la giornata è ancora lunga.” Sorridendo e mostrando la sua spada di legno.
“Ottima politica.” Ridendo il panettiere. “Avanti, cosa prendi oggi?”
“Vorrei un bel dolce...” mormorò il ragazzino “... ma ho soltanto un terzo di Fiorino...”
“Beh, è sufficiente per una bella pasta alla meringa.”
“Bene.” Con l'acquolina in bocca il giovane cliente.
“Anche se...”
“Anche se?”
“Anche se proprio un minuto fa ho sfornato qualcosa di delizioso...” facendogli l'occhiolino il panettiere “... qualcosa che ti garberà non poco!”
“Davvero?”
“Certo!” Annuì l'uomo. “Un bel dolce con frutta secca ed uvetta! Una meraviglia!”
“Ma basterà la mia moneta per averne una fetta?” Chiese il ragazzino.
“Ma per te, sir Lancillotto, c'è sempre credito nella mia bottega!” Divertito il panettiere. “Aspetta che te ne tagli una bella fetta!”
Il ragazzino sorrise impaziente.
E mentre aspettava guardò il mazzo di carte sparso sul banco.
Le carte erano coperte e i ragazzini del borgo usavano pescarne una con la speranza di trovare al primo colpo una carta fortunata.
La più ricercata era l'Asso di Cuori, convinti che fosse di buon auspicio trovarlo.
Il ragazzino allora fissò le carte sparse ed espresse ad alta voce:
“Troverò mai un inestimabile Tesoro?”
E allungò la mano sulla carta che aveva scelto.
La prese e la girò.
Era proprio l'Asso di Cuori.
“Hurrà!” Esclamò trionfante, come se avesse vinto in quel curioso gioco il mondo intero.
Un attimo dopo il panettiere gli diede la fetta di quel dolce.
“Buon appetito, sir Lancillotto!”
“Grazie!”
“Così sarai in forze per cercare la tua Ginevra!” Fece il panettiere.
Ma proprio in quel momento, dai vetri della bottega, il ragazzino vide passare qualcuno.
Una ragazzina.
“Ti piace, vero?” Il panettiere a lui.
Il piccolo si limitò a fare un'enigmatica smorfia.
“Beh, possiede tutto per essere una dama da conquistare.” Appoggiandosi con i gomiti sul banco l'uomo.
“A lei interessa solo combattere...”
“Ho sentito che il suo maestro l'ha sgridata.”
“E' molto severo...” disse il ragazzino.
“E' solito mandarla a letto senza cena, per fortificarne il carattere.”
A quelle parole dell'uomo, il ragazzino saltò giù dalla sedia, salutò e corse fuori.
Attraversò la strada e si mise a seguirla poco più indietro.
“Cosa fai, mi segui?” Voltandosi Clio.
“Io? No di certo...” fermandosi di colpo il ragazzino.
“Secondo me si.” Fissandolo Clio. “E la cosa mi indispettisce.”
“Sei digiuna, vero?”
“Cosa c'entra?”
“Prendi...” offrendo quel dolce alla ragazzina.
“Il maestro non vuole.”
“Non lo saprà...” scuotendo il capo il ragazzino “... non da me...”
Clio allora prese quel dolce e nel farlo vide cadere la carta dalla mano del ragazzino.
“Cos'è?” Chiese.
“Un pegno...”
“Che pegno?”
“Per chiedere un Tesoro...”
“Che sciocchezza, è solo una carta da gioco.” Seccata Clio.
“Non è una carta qualunque...”
“Perchè mai?” Sospettosa Clio.
“Magari è magica davvero...”
“Bah...” scuotendo il capo Clio “... sei il solito sognatore, Icarus!” E corse via.
Lui allora restò da solo, con la sua carta in mano.
“Magari questo è il tuo cuore, Clio...” mormorò piano, fissando l'Asso di Cuori, per poi conservarlo con cura in una tasca.
Come se fosse davvero un tesoro.
Quel lontano ricordo attraversò la mente di Guisgard, mentre Clio parlava e lo accarezzava.
“Sei speciale, sai?” Fissandola lui. “Hai ragione, andiamo a cercare Cid...”
Ma in quel momento si accorsero di una strana confusione nella torre.