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Vecchio 09-02-2015, 01.09.24   #248
Clio
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Clio sarà presto famosoClio sarà presto famoso
Lasciai nella camera le mie inquietudini, e partii impassibile come sempre.
Eravamo una piccola spedizione, e restai sorpresa nel vedere la sfarzosa carrozza di Azable, ma non dissi nulla.
Ci presentò Yanes, un suo luogotenente, esperto di Capomazda.
Potevo chiedergli della Scafatella, ma non dovevo rischiare, mi chiesi se ci fosse qualcuno che conoscessi e di cui potessi fidarmi a Capomazda, qualcuno che non aveva idea di chi fossi in realtà, come la signora che al mercato aveva sempre un sorriso per me, e mi aveva svelato la ricetta di quella buonissima torta.

Osservavo la campagna circostante affacciata alla finestra, era una giornata talmente limpida, da permettermi di vedere il palazzo ducale in lontananza.
Il tramonto era ormai prossimo, e la campagna rigogliosa sembrava in attesa della sera.
In attesa, proprio come me, che sospiravo lasciando lo sguardo vagare per quelle lande.
La mia attesa però, sapevo che sarebbe stata vana, e non volevo ammettere a me stessa che in cuor mio stavo sperando che non fosse così.
D’un tratto, però, qualcosa attirò la mia attenzione: c’era qualcuno a cavallo che si stava avvicinando alla mia casetta solitaria.
Dapprima squadrai la figura sospettosa, impugnando la pistola, ma poi più si avvicinava, più non credevo ai miei occhi: quando ormai oltrepassò il cancello della mia proprietà, lasciai cadere l’arma a terra e mi precipitai al piano di sotto, per poi uscire nel cortile mentre stava legando il cavallo.
Lui si voltò e sorrise nel vedermi, e io riuscii a scorgere i suoi occhi sotto il pesante cappuccio che nascondeva il suo viso.
Gli corsi incontro sorridendo finché non lo raggiunsi e lui mi prese tra le braccia, sollevandomi da terra, con un largo sorriso, per poi intrappolarmi in un tenero bacio.
Non riuscii a dire una parola, mi limitai a rovesciare il cappuccio all’indietro, in modo che gli ultimi raggi di sole potessero illuminare il bel viso che tanto amavo.
Restammo così, abbracciati nel cortile per lunghi istanti.
“Cosa ci fai qui?” mormorai poi, portando la testa all’indietro per guardarlo negli occhi “Non è oggi quel ballo di cui mi parli da settimane?” con gli occhi nei suoi.
Lui annuì “Sì, è oggi.. infatti ho pochissimo tempo….” sorrise, senza staccare gli occhi dai miei “Volevo solo vederti… mi eri sembrata un po’ triste e io..”.
Scossi la testa, incredula “Che discorsi.. sono sempre triste quando te ne vai..” mormorai piano, per poi alzare gli occhi, felici su di lui “Ma adesso sei qui…” raggiante “Dai, entra..” prendendolo per mano.
“Ho solo un attimo, Clio..” con un lieve sorriso lui.
“Beh non vorrai mica passarlo qua fuori no?” divertita “Su, entriamo..”.
La casetta era semplice ma accogliente, in una radura appartata, appena fuori dalle mura cittadine.
A volte mi sembrava una prigione, altre un rifugio, quando lui era con me, mi appariva persino più bella di un sontuoso palazzo.
Entrammo, e un soffuso profumo ci accolse calorosamente.
Lui si guardò intorno, e il suo sguardo cadde su un cestino colmo di mele.
“Cosa ci devi fare con tutte quelle mele?” chiese divertito.
Io mi voltai sorridendo “Un dolce.. una torta.. una signora oggi al mercato mi ha dato la ricetta.. pensavo di tenermi impegnata per stasera..” sospirai, abbassando lo sguardo.
Lui mi si avvicinò, e alzò delicatamente il mio viso perché riuscissi a guardarlo negli occhi “Ehi..” mormorò “Sai che odio vederti triste..”.
Annuii “Lo so, scusa..” sorridendo.
Si chinò a posarmi un bacio sulle labbra, e io mi illuminai.
“Così va meglio..” sorrise, accarezzandomi il viso “Parlami di questo dolce…” divertito.
“Beh, dovrebbe essere una torta..” voltandomi ad osservare gli ingredienti che avevo preparato.
Lui mi cinse con le braccia, affondando il viso nei miei capelli per un momento.
“E me ne lascerai una fetta?” disse sorridendo io risi.
“A tuo rischio e pericolo.. sai che i dolci non sono la mia specialità..”
“Sciocchezze, sono sicuro che quel dolce sarà buonissimo invece…” con aria convinta.
Io portai la testa all’indietro, in modo da poterlo guardare negli occhi e sorrisi, baciandolo a mia volta.
“Sai cosa dovremmo fare?” con un guizzo negli occhi lui.
“Cosa?” incalzai
“Guardare le stelle, come quando eravamo ragazzi, ricordi?” con gli occhi nei miei.
“Come potrei dimenticare…” mormorai piano.
“Allora è deciso.. quando sarà pronto il dolce?” chiese.
“Domani..”
“Bene, domani verrò a prenderti e ti porterò….” pensieroso “Vediamo, dove ti piacerebbe andare?”.
Alzai le spalle “Sei tu che conosci bene questi posti… sbaglio o li governi pure?” divertita.
“Va bene, cercherò un posto speciale..” facendomi l’occhiolino “Ah, e porto il vino..”.
“E io il dolce?” incuriosita
“Certo, tu il dolce..” sorridendo “Cosa ne dici: ti va?”.
“E me lo chiedi?” mi illuminai “Potremmo persino aspettare l’alba..”.
“Mi sembra una splendida idea..” con gli occhi nei miei.
Poi, si chinò su di me, posando un lieve bacio sulle mie labbra, un bacio leggero, tenero, di un’infinita dolcezza, un bacio capace di sciogliere ogni inquietudine, ogni pensiero che poteva attraversare la mia mente in quel momento.
E poi un altro, e un altro ancora, finchè quel bacio non divenne intenso, appassionato, travolgente.
Ma fu solo un attimo, perché lui si staccò di colpo, chinando il capo.
“Devo andare..” mormorò, con la fronte contro la mia.
“Lo so..” in un sussurro.
Lui annuì debolmente e si allontanò di un passo, lasciando infine cadere la mano che cingeva il mio collo.
Io non mi mossi, ormai avevo imparato che era meglio così.
Lo osservai con gli occhi lucidi allontanarsi e prendere il mantello.
“Buonanotte, Clio..” voltandosi “A domani..”.
“A domani..” sussurrai io “Divertiti stasera…” facendo l’occhiolino.
Lui sorrise appena ed uscì, lasciandomi sola col mio assordante silenzio.
Eppure sorridevo, anche in un giorno tanto importante aveva trovato tempo per me, e quel gesto valeva più di mille parole.
Restai un istante ad osservare la porta, felice, nonostante tutto.
D’un tratto, corsi fuori, chiamandolo. Lui si voltò di scatto, in tempo per prendermi tra le braccia, con uno sguardo sorpreso ma sorridente.
“Grazie..” mormorai io, raggiante, con gli occhi nei suoi “Grazie di essere passato anche oggi…”.
Lui mi accarezzò dolcemente i capelli.
“Sei così bella quando sorridi..” sussurrò, chinandosi appena per baciarmi piano.
Lo strinsi per un istante, poi feci io un passo indietro.
“Vai, vai.. volevo solo dirti questo..” con un vago sorriso.
Lui annuì e montò in sella, per poi voltare il cavallo e dirigersi verso il suo Palazzo.


Sorrisi a quel ricordo dolce e doloroso, che mi riportava a quella sera stellata, infinita e speciale, e l'alba da mozzare il fiato. Dovevo tenermi stretta quegli attimi di Felicità, perché mi sarebbero dovuti bastare per una vita intera.
E la Casetta Solitaria, come amavo chiamare quella casetta appena fuori le mura cittadine dove avevo vissuto tre anni prima, in perenne attesa, era ancora come l'avevo lasciata?
Mi si strinse il cuore: avrei avuto il coraggio di ripercorrere il sentiero che attraverso il bosco portava alla radura appartata e nascosta che custodiva la casetta?
Non potevo perdermi nei ricordi, anche se sapevo che quel viaggio sarebbe stato il più doloroso che avessi mai affrontato, dovevo pensare alla missione.
Presi un profondo respiro.
"Salute a voi.." Avvicinandomi a Yanes "Ditemi, sapete per caso dove è stato sepolto l'ultimo
Arciduca?" Fingendo indifferenza.
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