La campagna, sterminata, inquieta era tutt'intorno, come avesse occhi e coscienza per guardare, per giudicare, per condannare.
L'aria gelida aveva come pulito l'aria, rischiarandola, quasi impreziosendola di un mistico odore di infinito.
E tutto ciò conferiva un'indefinita suggestione a quella sinistra distesa, ammutolita dai misteri e dai fantasmi della notte che sembravano rincorrersi e confondersi nell'oscurità opprimente che dominava su ogni cosa.
Clio avanzava verso quest'immensità, mentre la natura circostante pareva chinarsi in torno a lei per proteggerla, nasconderla, o forse solo per inghiottirla, rapirla dal mondo dei vivi e condurla in quello dei morti.
Poi il verso di una civetta.
Lo scintillio delle stelle, lo splendore del firmamento e l'etera bellezza della pallida Luna.
E poi silenzio.
Sovrano, opprimente, immenso.
Come se avesse coperto ogni cosa.
Come se il dominio delle ombre dominasse ovunque.
Clio avanzava in quel nulla, senza più sentire niente che non siano stati suoni e versi della campagna.
Di quell'ocarina più nulla.
Poi ad un tratto una luce pallida e lontana.
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AMICO TI SARO' E SOLO QUELLO... E' UN SACRO PATTO DA FRATELLO A FRATELLO
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