Capitolo IV: La cripta senza nome
“Mi sono chiesto più volte se la maggior parte della gente si soffermi a riflettere sul significato dei sogni, che a volte è clamoroso e comunque appartiene a un mondo di oscurità e mistero.”
(Howard Phillips Lovecraft, Oltre il muro del sonno)
Altea e Bensuon, seguendo quell'insolito rumore, arrivarono in quel vecchio Cimitero Longobardo.
L'interno di quel luogo era freddo ed ammuffito, tra vecchi monumenti, Croci erette da tempi ormai dimenticati e cripte quasi del tutto distrutte dalle intemperie e dall'abbandono.
Ogni passo in quel luogo sembrava intriso di un qualche antico sortilegio.
Ovunque vi erano statue di Angeli e figure piangenti, lastre di marmo e ciò che restava di vecchie bare.
E poi quel rumore che li aveva attirati in quel posto.
Continuo, infaticabile, enigmatico.
Come se qualcuno lavorasse incessantemente.
Altea e Bensuon videro allora una piccola capanna nel bel mezzo di quel Cimitero e proprio da essa giungeva quello strano rumore.
“Andiamo a vedere...” disse Bensuon.
E i due si incamminarono verso la capanna.
Poi alle parole di Altea la porta della capanna si aprì e una figura uscì fuori.
“Chi è là?” Chiese un uomo anziano con in mano una lanterna.
E proprio in quel momento, grazie alla luce della lampada, Altea si accorse di alcune immagini dipinte su delle vecchie lastre.
Rappresentavano l'inquietante Danza Macabra.