Tessa lasciò il convento e tornò alla prigione.
Il tempo era inclemente, abbattendosi con foga sulla brughiera, attraverso freddo e pioggia.
Riconosciuta la ragazza, alcune sentinelle aprirono il portone e la fecero entrare.
Così Tessa fu condotta nell'ufficio di Pirros.
“Il comandante Pirros” disse uno dei carcerieri alla dotta ragazza “al momento è occupato. Attendetelo pure qui e vi raggiungerà quanto prima.”
Ed uscì.
La stanza era arredata con poco gusto, con due pesanti tavoli pieni di scartoffie e grossi registri, qualche candela consumata e un paio di pugnali intarsiati alle pareti, dove pendevano altri cimeli di caccia ed erano inchiodate alcune teste di animali impagliati.
E tra le scartoffie, lo sguardo di Tessa cadde, quasi accidentalmente, su un nome:
“Prigioniero 6913”
Lo stesso nome che Tessa aveva letto inciso sulla pietra della cella la volta scorsa.
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AMICO TI SARO' E SOLO QUELLO... E' UN SACRO PATTO DA FRATELLO A FRATELLO
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