De Gur si spostò, lasciandosi cadere poi sulla schiena, restando così con la testa a fissare il soffitto.
“Quando questa storia sarà finita” disse, col bagliore delle fiamme che giocava sui suoi lineamenti “e lord Gvineth sarà diventato duca, io e te ce ne andremo da qui... egli mi darà un feudo... e vivremo là, lontano da tutti quelli che abitano in questo ducato...” si voltò e guardò Elisabeth “... e tu potrai dedicarti alle tue erbe ed ai tuoi poveri... ma fino ad allora dovrai fare come ti dico... essere prudente e leale... altrimenti davvero non potrò più fidarmi di te... capisci, Elisabeth?”
Ma ad un tratto qualcuno bussò.
Era la servetta Lia, quella fidata di De Gur.
“Cosa vuoi?” Fissandola lui.
“Padrone, siete stato chiamato al palazzo.” Disse con il capo chino, per evitare di vedere l'intimità dei due sposi. “Un messo di lord Gvineth è giunto per portarvi là.”
“Si, digli che arrivo subito.” Annuì De Gur.
E prima di uscire la servetta lanciò uno sguardo enigmatico verso Elisabeth.
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AMICO TI SARO' E SOLO QUELLO... E' UN SACRO PATTO DA FRATELLO A FRATELLO
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