Dumas era solito dire che la scrittura è la più alta e straordinaria forma d'arte, poiché si abbandona completamente all'abilità del narratore di descrivere sogni e alla capacità dei lettori poi di viverli.
Descrivere uno scenario, una battaglia, un tesoro o il volto di una donna è quanto di più meraviglioso possa esserci.
Farlo attraverso un quadro, una statua o anche tramite la scena di un film è limitante, poiché nega la possibilità di immaginare, di fantasticare e dunque di sognare.
Ma leggere invece porta a chiudere gli occhi e a vedere col cuore.
A partire e a viaggiare in cerca di quello scenario, di quella battaglia, di quel tesoro o di quella donna.
Per questo stanotte, nel mio ultimo giro di ronda tra le antiche e nobili strade della nostra Camelot, io scriverò tra i silenzi ed i misteri.
Attingerò dal moto delle stelle ed intingerò la mia penna nel pallido ed incantato splendore lunare.
Così potrò narrarvi di luoghi lontani, di polverose strade di campagne e di sentieri poco battuti.
Potrò condurvi dove finisce Capomazda e comincia Sygma.
Dove la notte cede il passo al giorno ed entrambi finiscono per perdersi nel crepuscolare incanto di sogni d'Amore e di avventure.
Cercheremo insieme tra i bastioni di Faycus, le alte torri di Limas, la ridente campagna di Solpacus e la bellezza delle donne di Auroria.
Salperemo dalle Flegee per mari sconosciuti ed isole vergini, pullulanti di ricchezze e pericoli, tra eroismo, esotismo ed erotismo.
E attraverseremo i lontani ed inaccessibili confini di Capomazda prima e di Afragolignone poi, dove si ferma il mondo conosciuto e comincia quello solo immaginato e sognato dai bardi e dagli aedi.
Navigheremo così tra i rinascimentali ponti dell'Arno e poi tra le rosse sponde dell'Elsa, giungendo tra dolci colline bagnate da chiare, fresche e dolci acque.
E sfogliando questo infinito romanzo scritto nel solo linguaggio dei fiori giungeremo a liberare Guisgard dall'inviolabile Castello d'If, per poi correre ad Altafonte, in cerca del suo inestimabile tesoro e giocare a vivere come quegli eroi di Byron, di Sabatini, di Dumas, di Hope, della Bronte, dove la Fortuna e l'impossibile disegnano inarrivabili destini e paesaggi fatti di romanticismo e nostalgia di un Tempo antico e perduto.
Apriremo insieme le porte, i bauli ed il sipario del nostro teatro, scegliendo tra la maschera di Lancillotto o di Tristano, tra quella di Cyrano o di Cristiano, di Scaramouche o di Montecristo.
O forse seguiremo Heathcliff nella brughiera in cerca del fantasma di Catherine, tra le tempestose cime di questa notte di romanzeschi incanti.
Tutto questo vivremo con la sola condizione di dare come pegno il nostro cuore ad ogni ruolo, personaggio e sogno.
E forse stanotte stessa sogneremo del Fiore Azzurro.
Buonanotte, Camelot...