Caffon ascoltò Tessa e poi lesse il biglietto scritto da Tifonne.
“Devo dire che tutto ciò è strano ed in un certo senso misterioso.” Disse l'uomo. “Ma non negherei mai nulla a messer Tifonne. Vi chiedo però solo discrezione. Quell'uomo è un soggetto alquanto particolare e credo sia cosa buona e consigliabile non prestare attenzione a ciò che dice. Ho sospetti fondati che mi portano a ritenerlo un folle.” Suonò un campanellino ed arrivò un carceriere.
“Conduci madama dal prigioniero con la maschera di ferro.”
Quello restò turbato, ma poi obbedì.
Tessa così fu condotta nei sotterranei della prigione, dove le pareti di pietra racchiudevano e sorvegliavano un mondo oscuro e dimenticato, a metà tra quello dei vivi e quello dei morti.
Pareti di pietra nude ed umide, come se fossero impregnate dalle lacrime di infinite legioni di dannati.
E mentre passava col carceriere tra le celle, commenti lussuriosi e blasfemi i prigionieri gridavano nel vedere Tessa.
Infine giunsero davanti ad una porta di ferro.
Il carceriere aprì lo spioncino.
“Ci sono visite per te...” al prigioniero “... oggi è il tuo giorno fortunato... una donna!” E scoppiò a ridere. “Parlategli pure da qui.” Indicando lo spioncino, per poi andare via, lasciando Tessa davanti a quella porta.
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AMICO TI SARO' E SOLO QUELLO... E' UN SACRO PATTO DA FRATELLO A FRATELLO
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