Il sacco fu lanciato nelle putride acque del Lagno, causando un gran tonfo.
Un attimo dopo si stava già inabissando, trascinato sul fondo melmoso dalla pesante palla di ferro stretta ad un piede del condannato.
Innumerevoli altri corpi erano stati lasciati in quell'abisso di oblio, rendendo quelle acque un vero e proprio Cimitero di anime senza nome e senza memoria.
E tirare fuori da quel fondale qualcosa era praticamente impossibile.
Ma la Fortuna, come accade a quegli eroi di Menandro e di Terenzio, così inimicati al genere umano e vittime di eventi ingiusti ed avversi, talvolta si rammenta di questi cercatori dell'impossibile, di questi eroi del nulla e decide di intervenire in loro aiuto.
E così fu per il corpo della maschera di ferro.
La corrente, infatti, era quella sera particolarmente ed insolitamente forte, tanto da rivoltare quel sacco e spingerlo nonostante il peso verso alcuni robusti arbusti caduti in acqua, facendo si che restasse impigliato in essi.
Intanto, alla casa di Edwig, Tessa aveva parlato con sincerità a Pirros.
“E sia...” disse l'uomo “... non voglio obbligarti a rinnegare i tuoi propositi, sebbene li trovo assurdi... fa dunque come credi... ma prima...” la fissò negli occhi e un attimo dopo la baciò “... ti aspetterò... fa presto...”
Così, Tessa e Edwig, accompagnate da Mertin, raggiunsero il Lagno.
Tutto era buio attorno a loro, ma la pallida Luna sulla brughiera illuminava quelle acque verdastre.
E i tre si accorsero del sacco impigliato negli arbusti fra le acque.