Tessa si chinò sul prigioniero, ancora sotto l'effetto del veleno, per vedere da vicino quella maschera di ferro che ne imprigionava il volto e l'identità.
Le poche aperture lasciavano liberi solo gli occhi, ora chiusi a causa di quel sonno di morte, le narici per respirare e la bocca per parlare.
E alla giovane, stando così vicino a quel misterioso prigioniero, parve quasi di udire qualche parola, confusa ed incomprensibile, mormorata dall'enigmatico miserabile.
E tra quell'indecifrabile mormorio, frutto di sogni e veglia a causa del veleno, a Tessa sembrò allora di comprendere qualcosa.
“Fiore... Azzurro...” disse in quel lieve delirio il prigioniero.
Poi la giovane affidò la maschera di ferro ai due fratelli e a Edwig.
Lei invece uscì e raggiunse le stanze della Madre Superiora.
Bussò ed una voce le diede il permesso di entrare.
Tessa così trovò la religiosa, inginocchiata davanti al suo letto, intenta a leggere gli ultimi passi di un Salmo:
“Signore, mi respingi,
perché mi nascondi il tuo volto?
Sono infelice e morente dall'infanzia,
sono sfinito, oppresso dai tuoi terrori.
Sopra di me è passata la tua ira,
i tuoi spaventi mi hanno annientato,
mi circondano come acqua tutto il giorno,
tutti insieme mi avvolgono.
Hai allontanato da me amici e conoscenti,
mi sono compagne solo le tenebre.”
La Madre Superiora si fece il Segno della Croce, baciò il Libro dei Salmi e si alzò.
“Tessa...” stupita nel vedere la giovane “... è successo forse qualcosa?” Chiese.
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AMICO TI SARO' E SOLO QUELLO... E' UN SACRO PATTO DA FRATELLO A FRATELLO
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