Disattivato
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Scossi appena la testa.
Lurido pastore...
"Noto che avete un grande rispetto per il popolo, dovete aver imparato molto dai Taddei..." Mormorai, sarcastica.
Mi era difficile immaginare Guisgard che pronunciava quelle parole.
Quella gente non mi piaceva, e se ci fosse stato Guisgard li avrebbe messi in riga a dovere.
Già, ma lui non c'era, Icarius non poteva permettersi passi falsi e io non ero nessuno.
Cercai di nascondere il mio disappunto per sorridere ad Icarius che si era voltato verso di me.
Istintivamente gli presi la mano e la strinsi nella mia, quasi a volerlo rassicurare.
"Bene, quindi bisognerà preparare bene il ragazzo.." Con un sorriso "C'è qualcuno che conosceva così bene Guisgard da poterlo istruire? Perché altrimenti posso farlo io..." Con un sospiro, non sarebbe stato facile, ma l'idea che lo facesse qualcuno che aveva visto Guisgard da lontano era ancora peggio.
Anche se, pensai, io conoscevo l'uomo non l'Arciduca, raramente l'avevo visto come tale.
La sala da ballo era gremita dei nobili più importanti del regno, giunti a Capomazda per quell’occasione festosa.
Tutto appariva sfavillante ed etereo, gli abiti lussuosi delle dame, i gioielli che riflettevano la luce degli imponenti lampadari, le spade da cerimonia degli uomini, portate con disinvoltura.
Era come un continuo luccichio in cui mi sembrava di stonare come uno spicciolo in un sacchetto di monete d’oro.
Eppure, nello splendido abito dorato che mi aveva fatto fare Azelle nessuno avrebbe detto che non ero la contessa miralese che era stata annunciata al mio arrivo, inventata ad arte dalla mia preziosa amica per farmi avere un invito.
Cos’avrei fatto senza di lei? Erano mesi che mi preparava a quel momento, e non potevo dire di essere stata un’allieva brillante. Anche se era stato divertente passare così tanto tempo in sua compagnia. Ma ce l’avevo messa tutta.
D’un tratto, Azelle mi prese il braccio, facendomi segno di osservare la grande e sontuosa porta principale.
L’avevano appena annunciato, ma io avevo sentito solo il suo nome.
Trattenni il fiato, nel vederlo arrivare.
Era splendido, così riccamente vestito, col portamento fiero ed elegante, sembrava così diverso da quando era con me.
Dapprima pensai che intrufolarmi in quel modo a corte fosse stata, in fin dei conti, una pessima idea, ma poi mi resi conto che quello era ciò che mostrava all’intera corte, mentre io potevo averlo solo per me. E quel pensiero mi fece coraggio, anche mentre lo osservavo chiacchierare con le splendide dame che popolavano la stanza.
“Avevo dimenticato quanto fa il galante con tutte quelle che gli capitano a tiro…” mormorai pianissimo, ad Azelle “Lo detesto..”.
Lei rise, dietro il suo ventaglio.
“No, solo con le belle donne, su…” sorridendomi “E’ politica, non pensarci..”.
Io scossi la testa “Non sarò mai come loro..” osservando il gruppetto di dame con cui si stava trattenendo.
“Per fortuna direi..” guardandomi severa “Se volesse una come loro, non starebbe con te, non credi? Su, stai tranquilla.. ricorda che devi riuscire a catturare il suo sguardo..”.
Dopo un po’, si aprirono le danze.
“Adesso ballerà con la principessa Sophie, è in visita da un paio di settimane, e ripartirà tra qualche giorno..” mi avvisò.
“Sai sempre tutto, te?” stupita.
“Naturalmente…” sorrise, senza guardarmi.
Un bel giovane si avvicinò e la invitò a ballare, lei mi lanciò un’occhiata complice e lo seguì.
Io osservavo Guisgard ballare con naturalezza, sorridendo alla splendida dama che aveva tra le braccia.
Non mi aveva ancora visto, e il suo sguardo non mi avrebbe raggiunto dal momento che altre coppie avevano iniziato a danzare.
“Come può una dama tanto bella restare sola?” una voce cordiale mi distolse dai miei pensieri, mi voltai e sorrisi appena, timidamente al giovane che mi stava di fronte, tendendomi la mano “Posso avere l’onore di questo ballo, milady?”.
Io restai pietrificata per un momento.
Quello non era previsto! Uno sconosciuto: non potevo ballare con uno sconosciuto.
Ma forse gli sarei passata di fianco e si sarebbe accorto di me.
E poi, pensai, così potevo mettere a frutto le lezioni della paziente Azelle.
Annuii e gli presi la mano, seguendolo sulla pista da ballo, in silenzio, ero troppo impegnata a ricordarmi cosa dovevo fare, ma per un istante mi parve di incrociare lo sguardo intenso e chiaro di Guisgard.
Ma in quel momento, non fare una figuraccia era la mia preoccupazione maggiore.
Quando il ballo finì, avvisai il mio cavaliere di voler prendere una boccata d’aria e con mio sommo fastidio, decise di accompagnarmi.
Non rifiutai per non essere scortese.
“Sbaglio o non vi ho mai vista a corte, milady?” gentilmente il giovane.
Io annuii “Sono appena arrivata da Miral.. non avevo mai visitato il vostro reame…” sorridendo appena.
“Siete ospite dell’Arciduca?” chiese, lasciandomi spiazzata.
“No, Gaston…” la voce di Azelle mi salvò “La contessa è mia ospite…”
Lui si inchinò appena, mentre lei gli porgeva la mano da baciare “Baronessa, è sempre un piacere vedervi…” e lei annuì.
D’un tratto, la mia amica sorrise, con un lampo di malizia, mentre nella sala era iniziata una nuova danza.
“Oh, adoro questa canzone…” mormorò, distrattamente.
A quelle parole, Gaston le porse la mano “Allora mi riterrò fortunato se vorrete ballarla con me..” lei gli prese la mano, si voltò verso di me, facendomi l’occhiolino, e sparì, lasciandomi nuovamente sola.
“Il giovane de Bulian ha ragione..” una voce calda e profonda alle mie spalle “Non mi sembra di avervi mai visto a corte, contessa…”.
Io abbassai lo sguardo sorridendo appena, temendo quasi di incrociare il suo sguardo.
Ma non potevo fare altro, mi voltai e lo osservai con aria insieme colpevole e divertita.
Lui mi scrutò per un lungo istante, e poi sorrise.
“Sei bellissima..” mormorò, avvicinandosi di un passo “Ma sei anche l’ultima persona che mi aspettavo di vedere stasera…” divertito “Per un momento credevo di aver avuto un’allucinazione… invece sei davvero tu..” ancora più vicino “Sbaglio o stavi ballando?” sorrise.
“Volevo farti una sorpresa…” timidamente ,osservandolo attentamente.
Lui sorrise “Scommetto che c’è lo zampino di Azelle..”.
Annuii, divertita “Già, mi ha fatto avere anche un invito.. e mi ha insegnato a ballare, anche se resto una frana…”.
Lui rise “Questo è da vedere, ballerai con me?” con gli occhi ardenti nei miei.
Io annuii “Sono qui apposta…” sorridendo appena, per poi trasalire, come se avessi ricordato qualcosa improvvisamente.
Lui mi guardò sorpreso. “Che c’è?”.
“La riverenza…” mormorai, delusa “No, mi sono dimenticata la riverenza…”.
Lui dapprima rise, poi vedendomi seria, rise ancora di più “La riverenza? Non stai scherzando?”.
Io scossi la testa “Azelle mi ha detto che quando il duca ti rivolge la parola devi fare la riverenza…”.
“Già, ma tu non mi hai mai trattato come l’Arciduca” divertito “Adesso voglio vederla, però… avanti..” rise.
Io alzai gli occhi al cielo, e provai a fare la mia migliore riverenza.
Lui scoppiò a ridere.
“Sei bellissima, ma non ti crede nessuno, lo sai vero?” tendendomi la mano, tornando immediatamente serio “Ebbene, madama, posso avere l’onore di questo ballo?” con fare galante.
Io sorrisi, posando delicatamente la mia mano nella sua.
Così, mi portò al centro della sala, mentre il cuore mi batteva forte, ma poi mi prese tra le braccia allontanando tutte le mie paure, insieme alle note delicate che ci accompagnavano nel nostro voltggiare.
Quel dolce ricordo mi attraversò dolcemente, strappandomi un leggero sorriso.
"Però non potrò aiutarvi per quanto riguarda l'etichetta di corte, quello proprio no..." sorridendo appena.
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