Galgan avanzò di qualche passo e la porta si aprì.
Il sogno, narrava un Santo, è simile alla visione dell'assoluto dispersa in infiniti frammenti.
E l'uomo, con i suoi peccati e le sue debolezze, l'amor proprio e la Fede incerta, è capace di coglierne solo alcuni di questi infinitesimali frammenti.
E forse uno di questi frammenti si mostrò al cavaliere.
O magari solo questo lui seppe cogliere, essendo ancora legato ai limiti della condizione umana.
Si ritrovò così in una grande fucina, dove al centro bruciava senza sosta una fiamma generata da un grosso braciere.
Ai piedi del braciere si trovavano alcuni calderoni di acqua fredda e fra essi un pezzo d'acciaio di straordinaria consistenza.
Galgan allora si accorse che sul braciere erano impresse alcune remote parole in una lingua da tempo dimenticata da molti, ma a lui nota grazie ai suoi studi durante gli anni passati in solitudine nel suo eremo.
La scritta, in Longobardo antico, così recitava:
“Gli arimanni forgiavano loro stessi le proprie armi.
Solo quando l'acciaio grezzo libererà la spada e la sua anima, tu ne conoscerai il nome.”
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AMICO TI SARO' E SOLO QUELLO... E' UN SACRO PATTO DA FRATELLO A FRATELLO
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