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Vecchio 20-03-2015, 18.53.33   #1567
Guisgard
Cavaliere della Tavola Rotonda
 
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Guisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare bene
L'ex galeotto ascoltò il racconto di Tessa su quel suo ultimo sogno, avvertendo tutta l'angoscia, l'inquietudine e la paura che attanagliava l'anima della ragazza.
“Era solo un sogno...” disse infine il misterioso individuo mascherato “... sicuramente siete ancora scossa per aver trovato il cadavere di Pirros, non lasciatevi impressionare dunque da questi incubi... ora partiremo e ci metteremo alle spalle tutti gli accadimenti degli ultimi giorni...”
Poco dopo ringraziarono e salutarono Fra' Godwin, per poi lasciare la sua chiesetta.
Si diressero verso Nord, seguendo le indicazioni del religioso.
Dopo un po' la vasta e misteriosa brughiera aveva ceduto il posto al lussureggiante bosco che correva fino a lambire i piedi dei monti.
Coloro che, come chi scrive ora, hanno percorso lungo una delle tante stradine il Settentrione Agragolignonese, avranno di certo oltrepassato, o almeno visto, un grandioso acquedotto nella fertile e profonda vallata che dal monte dell'apparizione dell'Arcangelo Michele conduce all'antica e nobile città di Sant'Agata di Gotya, riconosciuto da secoli come la porta del ducato di Capomazda.
Le sue monumentali murature, le imponenti arcate e la perfezione delle misure che lo regolano e lo bilanciano sembrano concorrere fra loro nel donare a quella straordinaria costruzione un assoluto senso di maestosità.
Attraversarlo da davvero l'idea di uscire da un mondo e di valicarne un altro.
E forse questo pensò la maschera di ferro mentre insieme a Tessa, a bordo del loro carretto, passando sotto quelle ciclopiche arcate, lasciavano il territorio Capomazdese.
L'ultima costruzione che videro lungo la strada era una piccola locanda, con affissa sul porticato un'insegna che raffigurava un grezzo disegno dell'acquedotto.
Naturalmente presentarsi in un luogo sicuramente con altre persone al suo interno scoraggiò l'uomo e la donna persino soltanto ad accarezzare l'idea di potersi fermare là.
Quella maschera sul suo volto era come un marchio di sangue impresso su un condannato e dunque destinava ad una vita raminga e solitaria.
Così il carretto passò oltre, fino a quando dopo qualche miglio intravidero un piccolo borgo addormentato alle pendici dei monti.
Lo raggiunsero e poco dopo, grazie alle indicazioni di Gra' Godwin, riconobbero la casa che doveva appartenere ai due anziani coniughi Oldano e Vecia.
Il carretto si fermò davanti al giardino fiorito di quella abitazione e l'ex galeotto scese a terra, per poi aiutare Tessa a fare lo stesso.
Bussò ed un'anziana donna venne ad aprire.
“Salute a voi...” a quella il prigioniero, che indossava un grosso scialle avvolto attorno al capo, lasciando scoperti solo gli occhi “... immagino siate la signora Vecia... noi due siamo in viaggio e giungiamo qui grazie alle raccomandazioni di Fra' Godwin... ci occorre ospitalità, signora...”
“Se venite a nome di Fra' Godwin” lo interruppe la donna “allora siete i benvenuti. Prego, entrate.”
I due seguirono l'anziana ed entrarono in casa.
“Per la miseria!” Esclamò ad un tratto qualcuno. “Finalmente ti si rivede!” Era un anziano seduto accanto al camino. “Il figliuol prodigo torna sempre, prima o poi!” Fissando il prigioniero che invece lo guardava perplesso. “Di nuovo nei guai, vero?” Scuotendo il capo l'anziano, per poi alzarsi. “Su, vieni almeno ad abbracciare il tuo vecchio zio, razza di spaccamontagne!” Ridendo. “Su, Edmond, vieni da tuo zio!”
Intanto da una delle finestre si intravedeva in lontananza il grande acquedotto nel tramonto.
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AMICO TI SARO' E SOLO QUELLO... E' UN SACRO PATTO DA FRATELLO A FRATELLO
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