Adoravo il modo in cui mi prendeva per mano, come se fosse la cosa più naturale del mondo, il che poteva non essere tanto assurdo.
Lo seguii nella stanza dei giochi, e mi guardai intorno, spalancando gli occhi.
"Accidenti..." Esclamai "Non ho mai visto tanti giocattoli in vita mia... Io avevo una spada di legno e una bambola..." Risi appena "Tu con cosa giocavi da piccolo?".
Poi si voltò verso di me e mi chiese perché non fossi di buonumore, incatenando il mio sguardo al suo.
"Niente..." Mormorai, sorridendo appena "Diciamo che ho riposato poco e male, e che certi incubi non la smettono di tormentarmi..." Sbuffai piano, scuotendo la testa, come a voler allontanare da me i pensieri inquieti di quella notte.
"Ma ora sono qui con te..." Avvicinandomi a lui per poi cercare i suoi occhi "Non ha più importanza..." Sorrisi, senza lasciare il suo sguardo.
Ed era vero, stargli vicino allontanava tutti i pensieri inquieti che mi tormentavano.
Poi parlò del mio fiore, e io lo ascoltai con un sorriso mentre il cuore batteva sempre più forte.
Ma quando indovinò mi illuminai.
Anche quella era pura fortuna? L'ennesima coincidenza?
Istintivamente portai la mano all'elsa della spada dove era custodito un vecchissimo Giglio Bianco, quello che Icarus aveva lasciato sulla mia finestra dopo che io l'avevo buttato via.
Erano passati almeno dieci anni, e allora non sapevo che quel ragazzino, Icarus, altri non era che Guisgard de Taddei, e sarebbe diventato arciduca di Capomazda anni dopo.
"È proprio il Giglio..." Mormorai dolcemente, annuendo piano "Il Giglio Bianco..." Con gli occhi colmi di emozioni e sentimenti che scrutavano i suoi.
"Complimenti..." Sorrisi "Hai indovinato...".
Restai in silenzio per un lungo istante, ascoltando solo i battiti del mio cuore e la dolce musica del carillon.
"Ci vuole un premio..." Sussurrai pianissimo, per poi baciarlo quasi senza accorgermene, un po' come lui mi prendeva la mano: come fosse la cosa più naturale del mondo.
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