Le labbra e la lingua di Icarius baciarono ed accarezzarono a lungo i seni di Clio, per poi assaporare ogni tratto della pelle di lei, che a contatto con quell'acqua dolciastra sembrava assumere un sapore particolare, sconosciuto ai sensi del pastore.
Quasi fosse un elisir, una panacea impossibile da poterne fare a meno.
Poi quelle parole di lei, quella confessione che a lui sembrò un sogno.
Il presunto duca non disse nulla, prendendo la mano di Clio nella sua e nuotando fino alla sponda dello stagno.
Qui, sempre mano nella mano, i due uscirono dall'acqua completamente nudi e bagnati, avvicinandosi ad alcune pietre ricoperte da verde ed umido muschio.
Icarius fece allora stendere Clio su quel naturale giaciglio, con lei che nel farlo passò accanto al corpo di lui, sfiorandolo con la sua pelle nuda e bagnata più volte.
E su quelle tenere e profumate pietre muschiate, la ragazza guidò il pastore non solo alla scoperta del suo corpo, ma anche alle più belle e meravigliose gioie dell'Amore.