Erano menti di calda passione, di infuocato slancio, quelli che stringevano Clio contro il corpo di Icarius, che portavano le labbra di lui a cercare la sua pelle e le mani di lei ad affondare nei suoi capelli e scendere lungo la sua schiena.
Il presunto duca si era già tolto la camicia ed aveva fatto lo stesso con la ragazza, per poi dedicarsi al suo corpetto.
E cominciò ad allentarne i lacci.
Senza però smettere di baciarla.
Ovunque.
Dalla testa, alle spalle, fino a dove rendeva possibile quell'austero bustino.
“Si, comprendo, milady...” disse Simoinin “... certo, Sua Signoria gode della massima libertà... vorrà dire chiederò agli stallieri e agli staffieri... vi lascio dunque riposare, visto che dalla voce vi sento affaticata...”
Icarius riuscì ad aprire finalmente quel corpetto, liberando Clio.
E restò a guardarla davanti a lui.
Guardava il suo petto nudo e dopo aver alzato lo sguardo per un momento, gli occhi della ragazza.
“Ti voglio...” sussurrò al suo orecchio, per poi baciarlo.
E le sue mani erano già scese sui seni di lei, accarezzandoli piano, tutti e due, più volte, in ogni loro parte, fino indugiando a giocare su di essi con le dita prima e con la bocca poi.
“Vi lascio tranquilla allora, milady...” ancora Simoinin da fuori “... ma se vi occorre qualcosa non indugiate a chiamarmi, va bene? Sono a vostra disposizione. Posso dunque stare tranquilla, milady?”