“Se promettete di essere indulgente durante gli allenamenti” disse Icarius a Clio “allora vi chiederò di accompagnarmi.” Sorridendo. “Oh, ma ciò è lodevole da parte vostra, milady.” Rivolgendosi poi ad Altea. “Dunque l'orfanotrofio deve essere grato alla vostra generosità. Mi spiace siate in partenza, ma immagino abbiate nostalgia per la vostra terra. Sarà però sempre un piacere avervi a corte.”
Poi Altea uscì e raggiunse la sua stanza per prepararsi, aiutata da Petronilla.
Ma poco dopo una strana agitazione si diffuse nel palazzo.
“Cosa accade, milady?” Petronilla ad Altea.
Alcuni servi corsero ad avvertire il duca e Rodolfo, ancora impegnati con Clio a fare colazione.
I tre si affacciarono al balcone che dava sul grande cortile.
E lo videro.
Un uomo a cavallo davanti alla Porta dei Leoni e seguito da un manipolo di soldati armati.
Aveva un cappuccio sul capo ed in mano mostrava una lettera.
“Ascoltatemi, genti di Capomazda!” Gridò. “Le mie notti sono turbate da incubi! Incubi in cui il lamento dei grandi duchi del passato giunge a tormentarmi! Essi dai loro sepolcri di gloria vedono il ducato gemere nell'inganno e nel tradimento! Si, perchè un impostore siede sul seggio che fu dell'Austero!”
“Quell'uomo è pazzo!” A voce alta Rodolfo. “Uccidetelo mentre ancora il veleno gli spunta dalla bocca!”
“Taci, Rodolfo!” Urlò l'uomo incappucciato. “Taci, che sei tu artefice di tutto ciò! Ho la prova di ciò che dico!” Mostrando la lettera. “Hai messo un sosia, un fantoccio di lord Guisgard sul seggio ducale!”
Icarius sbiancò.
“Si, un bugiardo per ingannare il popolo e governare in sue veci!” Continuò l'incappucciato.
“Che prove hai!” Con rabbia Rodolfo.
“Questa lettera firmata da messer Albano, da sempre fedele alla casata dei Taddei!” Svelò l'uomo col cappuccio.
“E' falsa quella lettera!” Gridò Rodolfo.
“Non lo è!” Scuotendo il capo l'uomo incappucciato. “E sono pronto a dimostrarlo!”
“E come, buffone?” Fissandolo Rodolfo.
“Il vero lord Guisgard è il miglior spadaccino del reame, si dice!” Disse l'uomo col cappuccio. “Ebbene che lo dimostri! Se quell'uomo non è il suo sosia scenda e mi sfidi a duello! Sarà il Cielo a decretare la verità!”
“Si!” Urlarono i suoi soldati. “Duello! Duello! Duello!”
“Cosa succede?” Chiese Icarius a Rodolfo.
“Siamo perduti...” mormorò questi, per poi fissare Clio.
“Io non ho paura di svelare il mio nome!” Con impeto l'uomo incappucciato. “Ecco!” E si tolse il cappuccio, mostrando il suo volto.
Era Gvineth.