Discussione: Ardea de'Taddei
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Vecchio 25-04-2015, 02.22.01   #292
Guisgard
Cavaliere della Tavola Rotonda
 
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Guisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare bene
“Ecco, sono caduti i malfattori, abbattuti, non possono rialzarsi.”

(Salmo 36)



Appena il pugno del ripugnante falconiere sbatté forte su quel rozzo altare e cominciò a gridare, i due falchi iniziarono pian piano a muoversi.
Picas fu sorpreso e lieto di ciò.
Ma i falchi, con ormai i sensi alterati dai nervi recisi, avvertendo l'odore della carne del diabolico falconiere, si avventarono improvvisamente su di lui, ormai incapaci di riconoscerlo.
E nonostante i corpi sfregiati e in parte ustionati, i loro becchi ed i loro artigli di solido ferro erano ancora capaci di colpire.
Così, in breve, cominciarono a scorticare vivo Picas.
Questi però si dimenava, gridava ed inveiva, nel tentativo di scrollarsi di dosso quei feroci rapaci.
Ma tutto era inutile.
I due mostruosi uccelli affondavano con selvaggia furia e primordiale voracità i loro becchi ed i loro artigli nelle carni vive del loro padrone.
Il falconiere allora cercò di mettere mano alla spada, ma da qualche passo più indietro, uscito allo scoperto con Biago, Ardea scoccò una freccia infuocata che raggiunse l'altare sapientemente unto col grasso della scrofa.
In un attimo, così, una viva fiamma avvolse quella primitiva mensa, ingoiando Picas ed i suoi due mostruosi falchi.
Il malvagio falconiere, allora, tra quelle vampate, si voltò per vedere il volto di colui che aveva preparato quella fatale trappola.
Vide così Ardea ed il suo scudiero.
E a quella scena cominciò a dimenarsi ancor di più, poiché aveva capito di essere stato giocato.
“Maledetti...” disse mentre le sue carni cominciavano ad aprirsi per il calore “... maledetti... mi avete teso questa trappola... prima i miei falchi... poi me... maledetti...” fino a quando quel rogo lo rivestì e consumò definitivamente, divorando il suo deforme corpo e condannando ad un fuoco ben più potente ed eterno la sua malvagia anima.
“Ma quale Inferno può aver partorito un simile essere?” Mormorò Biago.
“Le forze del male” fece Ardea “sono sempre pronte a inviare i loro attacchi...”
Rimasero, così, a fissare quel rogo, fino a quando verso sera, restarono solo ceneri adenti che in breve il vento disperse, nell'aria, diffondendo per un momento un eco di morte che svanì un istante dopo, insieme agli orrori che avevano flagellato quelle lande.
Il chierico allora benedì quella terra, ormai libera dal suo flagello, facendo sì che nuovi frutti potessero germogliare nella contrada ormai liberata.
Recuperò poi il suo carretto, salutò i due e riprese il suo cammino.
Ardea e Biago, così, salirono in sella ai loro cavalli e si diressero verso il centro abitato della contrada.
Qui proclamarono a tutti la loro liberazione, richiedendo poi di pagare al duca il giusto tributo.
La gente del posto ringraziò con commozione il cavaliere ed il suo scudiero, uscendo poi dalla cittadina cantando e ballando per la gioia, lodando il Signore per la fine dei loro tormenti.
Ma Ardea e Biago non si trattennero oltre in quella terra.
Li attendeva l'ultima contrada ed il Tempo era ormai tiranno.
Infatti il conto alla rovescia che avrebbe portato al giorno del duello col misterioso cavaliere stava giungendo al termine.
Ed Ardea era deciso a liberare definitivamente la sua terra da ogni pericolo, prima di consegnarsi al suo Fato che da troppo tempo reclamava il suo nome.
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AMICO TI SARO' E SOLO QUELLO... E' UN SACRO PATTO DA FRATELLO A FRATELLO
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