Discussione: Ardea de'Taddei
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Vecchio 08-05-2015, 00.35.33   #294
Guisgard
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Settima Questione: Acerna, Il Gorgo del Lagno



“Ogni guerriero della luce ha ferito qualcuno che amava.
Perciò è un guerriero della luce: perchè ha passato queste esperienze, e non ha perduto la speranza di essere migliore.”

(Paulo Coelho, Manuale del guerriero della luce)



Dopo aver cavalcato per circa due ore, Ardea e Biago giunsero nella settima ed ultima contrada della Cinque Vie.
Acerna, immersa nell'ancestrale e lussureggiante bosco di Suessione, dominio di leggende e tradizioni antichissime, era la maggiore fra le sette contrade dominate dal duca Taddeo, posta a Nord come una porta aperta verso gli estremi confini del reame.
Essa era terra di antichi miti e remote civiltà e da sempre dimora di potenti ed invincibili domini.
Il tempo che accolse i due compagni d'avventure era cupo, grigio, intriso di vaga e sfuggente inquietudine, come se celasse un primordiale ed inclemente tormento.
Il vento, che aveva soffiato a lungo ed aspro su quelle lande, era cessato di colpo, lasciando nell'aria un irreale silenzio, una soffusa malinconia, come se quel primordiale paesaggio ora si mostrasse sotto gli effetti di un qualche incantamento, piombato com'era in quell'enigmatica dimenticanza.
Ardea ed il suo scudiero proseguirono in quella lussureggiante atmosfera intrisa però di diffusa indifferenza al loro passaggio, fino a scorgere, lungo il sentiero segnato dai secolari solchi lasciati da ruote di carri, un vecchio mulino.
L'edificio era in disuso ed adibito ora a locanda.
Una palizzata lo recintava, estraniandolo dalla incolta campagna circostante e staccandolo dal polveroso sentiero, dove al suo interno, nel bel mezzo di uno spiazzo in parte coltivato ad orto, si ergeva l'antico mulino.
Un'insegna di legno che scricchiolava ed oscillava recava il nome di quella locanda: Il Mulino Vecchio.
I due viaggiatori si scambiarono un rapido cenno d'intesa, raggiunsero lo steccato e vi entrarono con i loro cavalli.
Scesi dalle selle suonarono poi un'arrugginita campanellina e subito arrivò un uomo alto, robusto, con due fieri baffi e l'aria di una dignitosa bonarietà.
“Salute a voi, cavaliere e benvenuto.” Disse poi con un vistoso inchino. “Lasciate pure qui il vostro cavallo e quello del vostro scudiero. Manderò subito uno dei miei garzoni ad occuparsene. E se avrete la compiacenza di entrare vi farò servire immediatamente un piatto caldo e del buon vino.”
Ardea annuì e poi con Biago entrarono nella locanda.
Era questa un luogo caldo ed accogliente, poco affollato e ben curato.
I due compagni si sedettero ad uno dei tavoli, il più vicino al camino, attendendo poi l'arrivo del locandiere con quanto promesso.
Ma nel guardarsi intorno Ardea notò qualcosa che subito attrasse la sua attenzione.
Il ritratto sulla parete di una bellissima ragazza dai capelli corvini, la pelle bianca e gli occhi di un chiaro indefinito.
E nel vedere quell'immagine il cavaliere restò meravigliato.
Era infatti lo stesso volto della ragazza vista tempo prima nella carrozza e della quale, pur senza conoscere nulla di lei, egli si era perdutamente innamorato.
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AMICO TI SARO' E SOLO QUELLO... E' UN SACRO PATTO DA FRATELLO A FRATELLO
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