Discussione: Ardea de'Taddei
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Vecchio 03-07-2015, 03.29.38   #297
Guisgard
Cavaliere della Tavola Rotonda
 
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Guisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare bene
“Il coro canta il lamento dell'ingiusta sciagura, cercando di comprenderne il significato e Dio volendo il modo per scongiurarla.”

(Antica tragedia)



Ardea continuava a fissare quel ritratto, rapito dalla sua bellezza.
Da quei tratti perfetti, dai suoi occhi vivi e di una indefinita trasparenza, dalla pelle d'alabastro, dai lunghi capelli neri e raccolti in modo semplice.
Eppure vi era qualcosa in quel meraviglioso volto che lo ossessionava al punto da rapire ogni suo pensiero.
Ma cosa?
Cosa di quel volto lo tormentava, oltre ad estasiarlo per la sua bellezza?
Questo continuava a domandarsi il Taddeide.
Vi era qualcosa che pareva influenzarne profondamente l'espressione e lo sguardo.
“Ardea...” disse all'improvviso Biago, destando il suo compagno da quelle inquietudini “... cos'hai?”
“Quel ritratto, quel volto...” mormorò Ardea.
“Cos'ha di particolare quel ritratto?”
“E' lei, la ragazza che vidi a Caivania...”
“Forse ti starai confondendo...” fece lo scudiero “... è un ritratto e spesso gli artisti traggono ispirazione da volti belli ma usuali.”
“Ti sembra forse una bellezza usuale quella?” Indicando il ritratto il Taddeide. “O forse un volto comune?”
“E' molto bella...” mormorò Biago “... ma chi è in realtà?”
“Non lo so... ma voglio scoprirlo...”
“E come?” Domandò Biago.
Ardea si guardò intorno e notò il locandiere poco distante.
“Ehi, voi!” Lo chiamò.
Quello fece un cenno di assenso, per poi raggiungere il loro tavolo.
“In cosa posso servirvi, cavaliere?” Chiese.
“Solo una curiosità...” sorridendo Ardea “... chi è la dama del ritratto?”
“Oh, è bellissima, vero?” Sorridendo il locandiere.
“Molto.” Con gli occhi sul ritratto Ardea. “Ma di chi si tratta?”
“E' lady Cramelide, figlia del barone Avator, vassallo del duca Taddeo.” Rivelò il locandiere.
Ardea fissava quel ritratto, incapace di distogliere i suoi occhi azzurri da quelli trasparenti di lei.
“Una dama” continuò il locandiere “tanto bella, quanto sfortunata.”
“Sfortunata?” Ripetè Ardea, voltandosi di scatto verso l'uomo.
“Si, cavaliere...” rattristato il locandiere “... sfortunata, come questa terra... Acernia condivide il medesimo Fato con la bella Cramelide...”
“Cosa intendete dire?” Chiese il cavaliere.
“Lasciate perdere, cavaliere...”
“Come sarebbe a dire?”
“Che certi fatti luttuosi meglio ignorarli, credetemi.”
“Ditemi cosa affligge quella ragazza e questa contrada.” Deciso Ardea.
“Cosa vi importa?” Alzando le spalle il locandiere. “Tanto siete di passaggio e ripartirete presto. Dunque vi dimenticherete di questo luogo e dei suoi drammi.”
“Parlate, per la miseria!” Innervositosi il Taddeide.
“La troppa curiosità non è affine ad un cuor cortese.” Fissandolo il locandiere.
“Come l'insolenza” replicò Ardea “non è utile ad uno maldestro.”
“Io non posso certo vantare le vostre virtù, messere...” scuotendo il capo il locandiere “... né il vostro lignaggio... né la vostra ricchezza... sono un umile locandiere...”
Ardea comprese e scosse il capo.
Prese allora un Taddeo d'argento e lo fece tintinnare sul tavolo.
“Ora potete parlare.” Guardandolo.
“Grazie, mio signore!” Arraffando la moneta il locandiere. “Dovete sapere che questa contrada è maledetta da sempre...”
“Che vuol dire?” Ascoltandolo con attenzione il cavaliere.
“Che un terribile incanto è stato imposto su di essa...” spiegò il locandiere “... un incanto oscuro e terribile, che da sempre era affrontato dal duca Taddeo... ma ora lui non si mostra più da tempo ed il nostro flagello riguarda noi soltanto...”
Ardea e Biago si scambiarono una lunga occhiata e poi il cavaliere tornò a voltarsi verso il locandiere.
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AMICO TI SARO' E SOLO QUELLO... E' UN SACRO PATTO DA FRATELLO A FRATELLO
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