Tutti i membri dell'equipaggio fissavano quell'indicibile città, con le sue alte mura, i palazzi, le guglie e l'esotico scenario su cui dominava.
Ma soprattutto Icarius fu rapito dalla visione di quelle torri, così alte, monumentali, belle e capaci davvero di lambire il cielo come poche altre costruzioni esistenti al mondo.
E quell'immagine per un lungo momento riportò la sua mente ed il suo cuore verso uno scenario a lui caro come la sua stessa vita.
Altre torri infatti avevano catturato la sua immaginazione ed i suoi sogni.
Tempo fa, quando piccolissimo con suo zio visitava Sygma e le sue dolci colline.
E fu in quei lontani soggiorni che poté ammirare alcune fra le torri più famose e belle del mondo.
Come quelle nobiliari che svettavano sulla città cara a San Gimignano vescovo, simbolo del potere aristocratico, o quelle che cingevano come una corona il bel Castello di Riggioni e che ne scandivano le gloriose mura.
Torri che si stagliavano su uno scenario fiabesco, avvolto da infinite onde verdi di ulivi, vigneti, girasoli, cipressi e casali isolati.
E ciò strappò un senso di nostalgia dal cuore del Taddeide.
Quella terra così sognata e rincorsa ora invece appariva lontana, quasi irraggiungibile.
Erano infatti in un mondo completamente diverso, fatto di mare e terra, ostile e misterioso.
Ed Icarius ben sapeva che doveva sfidarlo quel mondo per continuare il suo viaggio verso la Gioia.
Quella vera.
“Clio ha ragione...” disse Palos, destando Icarius dai suoi ricordi e dai suoi pensieri “... occorre un piano...”
Icarius si limitò ad annuire.
Intanto Damasgrada, al fianco di Clio, cominciò a vibrare intensamente, mentre Icarius e gli altri fissavano la meravigliosa Vacolis in cerca di un piano per raggiungerla.