Sorrisi a quelle parole sull'essenza, ricambiando il suo sguardo vagamente malizioso.
"Vorrà dire che la conserverò per un'occasione speciale...." con voce calda e suadente.
Poi quelle parole sulla mia pelle, e quel gesto, quella carezza così delicata eppure capace di accelerare i battiti del mio cuore.
"Sicuro?" divertita "In realtà...".
Esitai, chiedendomi se il suo sguardo appassionato sarebbe cambiato.
Ma forse era inutile nascondersi.
Dopotutto sapeva bene chi ero, ed era lì lo stesso.
"In realtà.." ripresi, sospirando appena "Non è altro che la pelle di un guerriero... solo, un po' più chiara.." con un sorrisetto divertito.
Non mi sognai minimamente di spostare il braccio che lui sfiorava con dolcezza rovente, ma portai l'altra mano all'orlo della corta gonna, alzandola piano da un lato.
Scoprii così dapprima un livido sul ginocchio, poi, alzandola ancora si potevano ben vedere i segni violacei di due pugnalate, una piena e una di striscio.
Il taglio della lama, non profondo e ormai quasi cicatrizzato, era avvolto dal suo caratteristico alone violaceo.
"Vacolis.." dissi soltanto, non volendo ripensare a quella città.
Lasciai andare la camicia, e alzai gli occhi su di lui lentamente.
Quasi con timore, timore che il suo sguardo mutasse.
Ma io ero quella, ed era giusto che lui mi vedesse per quello che ero.
Le maschere cadono prima o poi.
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