"Risveglia la tua potenza davanti a Efraim, a Beniamino e a Manasse, e vieni a liberarci."
(Salmo 80)
“Voglio sapere di questo incanto.” Disse Ardea al locandiere.
“Oh, credetemi, è meglio non saperle queste cose.” Fece l'uomo. “Io stesso avrei preferito nascere altrove e chiunque altro abitante di questa triste contrada la pensa come me.”
“Io invece voglio sapere.” Ribadì il cavaliere.
“Mio signore, credetemi, mi ripugna narrare simili disgrazie...”
Ardea, allora, prese un altro Taddeo e lo fece tintinnare sul tavolo.
“Questa moneta” fissandolo il Taddeide “saprà ammansire ogni scrupolo di coscienza.”
Il locandiere prese avidamente quel Taddeo ed annuì.
“Dovete sapere” cominciò a raccontare “che la civiltà ad Acerna è giunta attraverso il millenario corso del Lagno, che unisce le coste all'entroterra e rappresenta una via di comunicazione frequentata da sempre dagli uomini...”
“Si, conosco queste cose...” annuì Ardea “... ma voglio sapere dell'incanto che vi affligge.”
“Ci stavo arrivando, milord...” grattandosi la barba il locandiere “... dicevo del Lagno... esso però in passato è sempre stato nocivo, in quanto melmoso e fetido, tanto da appestare la terra circostante, rendendola impossibile da vivere e da coltivare... alcuni allora, secoli fa, decisi a bonificare tutta questa zona, pensarono di risalire il corso del Lagno, alla ricerca della mitica fonte...”
“La fonte del Lagno...” mormorò il cavaliere “... un'antica leggenda...”
“Oh, ma non è solo una leggenda...” il locandiere “... no, milord...”
“Come sarebbe?”
“Perchè quegli uomini arrivarono dove nessuno era giunto mai prima di allora...”
“Davvero?” Stupito Ardea. “E cosa trovarono?”
“Non certo ciò che si aspettavano...” scuotendo il capo il locandiere.
“E cosa?”
“Una gigantesca palude, infetta da acque e fumi mortalmente velenosi...”
“E com'è possibile ciò?” Turbato il cavaliere.
“Perchè qualcosa” rivelò il locandiere “rendeva mortale quel luogo, milord...”
“Cosa?”
“Un terrificante drago capace di non dormire mai, perennemente affamato e praticamente invulnerabile.”
Ardea e Biago si scambiarono un'occhiata densa di inquietudine.
“Un mostro spaventoso e terribile...” continuò il locandiere “... un essere infernale, simile ad un sciagura in grado di flagellare intere generazioni...”
“Come poteva dunque il duca fermare un simile flagello?” Domandò Ardea.
“Egli, come chiunque altro aveva provato a sfidare il drago prima di lui, non poteva ucciderlo, ma rintanarlo nel suo covo di melma e malaria...” rispose il locandiere “... e così, ricacciato nella sua immonda tana, il drago vi restava per un intero anno... ma al risveglio di quel mostro il duca non è più tornato ad Acerna... e allora quella bestia ha ricominciato a spaventarci e a distruggere i nostri armenti, a devastare le nostre campagne e ad appestare l'aria col suo fetido ed incandescente alito, portando malaria e morte in questa contrada...”