Icarius sorrise a quelle parole di Dacey e si voltò a fissare l'indefinito scenario che avvolgeva la Divina Misericordia.
Prese allora dalla giubba la sua ocarina bianca, la stessa che lei aveva visto nella cabina del fantomatico capitano, per poi cominciare a suonarla piano.
“E' quasi peccato...” disse tra le note “... si, quasi una colpa, un sacrilegio... la vostra curiosità contro il dramma di un uomo, di uno spirito...” alternando parole e musica “... non vi piacciono i misteri, i segreti... ma spesso l'ignoto è solo paura... la paura oltre la quale fuggiamo dai nostri fantasmi, dai nostri demoni... chi è il capitano, mi chiedete? Questo Capitan Falco, così enigmatico, sfuggente... quasi come il meraviglioso Fiore che cerca tra gli oceani del Tempo e dei sogni... mi chiedete che uomo sia? Non lo so, vi dirò... per qualcuno è un pirata, per qualcun altro un impostore o un fuggiasco... altri giurano sia un solo un sognatore, altri ancora persino un innamorato... io so che un tempo era un giovane nobile, con i medesimi sogni di ognuno di noi... e forse null'altro aveva chiesto alla vita, se non essere se stesso... vivere nella sua terra e trovare l'Amore Vero... ma la vita, con le sembianze di un demonio, si è preso tutto... le sue ricchezze, i suoi sogni, persino il suo nome... e così, come un naufrago è stato costretto dalla furia dei venti a cambiare volto e Destino... e divenire il Falco... un uomo solitario e maledetto, romantico, eroico eppur condannato all'oblio, a vedersi negare la Gioia... un uomo terribile che non vorrei mai incontrare, milady...” voltandosi a guardarla nei suoi occhi ambrati “... un Ulisse senza Itaca e senza Penelope, un Admeto che ha smarrito Alcesti, un Apollo destinato a rincorrere Dafne senza poterla toccare mai...” aveva ormai smesso di suonare l'ocarina “... davvero volete conoscere un simile dannato? Un galeotto senza speranza, un randagio e maledetto?” Si avvicinò a lei.
Vicinissimo al suo viso.
E per un istante Dacey ebbe la netta impressione che stesse per baciarla.
I suoi occhi azzurri erano divenuti cobalto, come il mare, anzi gli oceani più sconosciuti.
Poi di colpo la sua espressione mutò, con un sorriso, appena accennato sul suo bel viso.
Prese allora il suo fazzoletto di Batista e lo portò al volto.
“Perdonate ora...” mormorò con aria sufficiente “... ma temo che tutta questa umidità mi abbia alquanto infastidito... non vorrei ritrovarmi con i capelli crespi domattina...” ridendo piano “... vi lascio dunque tornare da vostro marito... dopotutto è ciò che giustamente desidera una moglie devota...” le sfiorò la mano con le labbra “... grazie della vostra compagnia e dei vostri sorrisi... li porterò con me stanotte... vi auguro un sereno riposo...” ed andò via.