“Io...” disse Icarius fingendo stupore “... il Falco?” Sorrise in modo di enigmatico.
Poi quel sorriso svanì alle ultime parole di Clio.
“Da piccolo” mormorò avvicinandosi alla finestra “udì una canzone... una canzone che ognuno dei Taddei cantava...” prese l'ocarina e cominciò a suonarla “... parlava di un uomo che passava il tempo vivendo solo di notte, a fissare le stelle che l'umidità celava... invocava una misteriosa dama che viveva oltre il reame, dove l'aria ha un buon sapore e le stelle si possono contare e quasi toccare...” mischiando parole e note “... una dama dai lunghi capelli biondi e la pelle chiara... forse una fata, forse altro... le chiedeva di venire a prenderlo... di dargli una terra, un castello, una torre o anche solo una casa per ricominciare... le chiedeva di non essere abbandonato, di aver un'altra possibilità...” smise di suonare “... da piccolo non comprendevo e forse non l'ho mai capito il senso di questa vecchia canzone... fino all'inizio di questo viaggio...” si voltò e la guardò negli occhi “... anche per me i tuoi baci sono speciali... non mi stancherei mai di cercare la tua bocca, la tua lingua, il tuo sapore...” esitò “... ma ho paura di trovare il tuo cuore, Clio...”
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AMICO TI SARO' E SOLO QUELLO... E' UN SACRO PATTO DA FRATELLO A FRATELLO
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