“Facendo l'Amore...” disse Dension a Dacey, per poi baciarla ancora “... tante volte... notte e giorno...” ma poi qualcosa attirò la sua attenzione, tanto da distoglierlo da quel momento romantico.
Fissò allora il suo bracciale nero, per poi guardarsi intorno.
“Chissà dove siamo ora...” mormorò.
La Divina Misericordia continuava a viaggiare veloce, in un cielo immenso ed implacabile, velato da alte e sottili nubi e squarciato di tanto in tanto da screziature d'azzurro.
Attraversava le alte cime di quel mondo così intriso di remota nobiltà ed ancestrale furore, tra brulli spuntoni rocciosi, pareti ammantate di selvaggio verde e manieri con dongioni diroccati ed abbandonati, uniche vestigia di un antico splendore.
Era una fresca mattina di un dolce Settembre, col Sole che ormai aveva abbandonato le alte cime d'Oriente.
Stradine dimenticate, divenuti sentieri angusti e solchi tra sterpi e rovi, attraversavano gli antichi passi che dal fondovalle si inerpicavano verso le alte vette, aventi ormai come unici custodi i secolari alberi di quei luoghi.
E fu in questo scenario che ad un tratto, su un'impervia vetta, videro un'austera costruzione prendere forma.
Come un ultimo baluardo di un tempo e di un modo perduti si ergeva quasi fosse un gigante addormentato, divenuto anch'esso pietra e leggenda di quell'ambiente desolato.
Robuste mura la cingevano da ogni lato, solide e degne di racchiudere quella silenziosa costruzione.
Appariva regolare, le cui fondamenta, racchiuse e rafforzate da un basso e poderoso muro a scarpa, si alzavano da un pianoro ottenuto da un faticoso lavoro di scavo lungo la vetta della montagna, mentre gli alzati, sostenuti da alti barbacani, parevano sorgere dalle falde stesse del monte, su cui si ergevano a strapiombo.
Quel solitario edificio sembrava non appartenere né alla terra, né al cielo ed anzi pareva opera di qualcuno che invece conoscesse ognuno dei Divini Segreti che avvicinano il mondo a ciò che lo sovrasta.
Quasi che quell'edificio fosse sul punto di ergersi fin oltre le nuvole, unendo davvero il mondo mortale a quello Immortale.
E naturalmente quell'apparizione attirò l'attenzione di tutti coloro che erano a bordo.
“Guardate laggiù...” disse Palos, indicando la misteriosa costruzione.
“Deve trattarsi di certo di un castello...” fece Hansiner “... una simile opera non può che essere un fortilizio inaccessibile per controllare il territorio.”
“Si, vero...” annuì il pellegrino “... solo un maniero può sorgere in un luogo così lontano da tutto ciò che è abitato dagli uomini...”
“Non è un castello...” Icarius osservando quella costruzione col betascopio.
“E di cosa si tratta?” Chiese Pinto.
“Di una chiesa...” rivelò il Taddeide tra lo stupore generale.
“Una chiesa?” Ripetè Cq, che se ne stava accanto a Gwen. “Chi può aver costruito una chiesa lassù?”