24-09-2015, 16.24.51
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#9508
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Cittadino di Camelot
Registrazione: 04-06-2011
Residenza: Broceliande
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Oggi, 24 settembre 2015
Camelot, la Moderna, sembra essersi dissolta come grappoli di uva avvizzita intrisa nei ricordi di un passato scintillante dove frusciavano i lamenti della poesia che si infrangevano contro il vento impetuoso dell'indifferenza...Ed in questo vento, come un ricordo sbiatido ad imbrunire sul muro tra le edere infestanti e le lucertole di passaggio, voglio raccontarmi una storia ai tempi del motore in bianco e nero, quando si viveva e si moriva per un idelae, per un credo, per una dolcissima anomalia dell'essere e dell'esistere...
Taliesin, il Bardo
Don Pacifico Arcangeli era stato consacrato sacerdote da poco più di due anni quando, ventisettenne, venne chiamato alle armi allo scoppio della Prima Guerra Mondiale, nel 1915. .
Il 6 giugno 1918, alle prime luci dell’alba, il suo reggimento, il 252° Fanteria, compì l’ennesimo assalto alle linee austriache per riconquistare Quota 1503 sul Monte Asolone (Monte Grappa). Don Pacifico, cappellano militare, volle condividere fino in fondo i pericoli dei suoi soldati – anche mentendo ai suoi superiori – e, armato di un bastoncino, saltò fuori con gli altri dalla sua trincea e raggiunse per primo la trincea nemica, tra i fili spinati, sotto le raffiche delle mitragliatrici e un intenso bombardamento di artiglieria, incoraggiando quelli che lo seguivano. Una scheggia di granata lo colpì mortalmente al ventre. Restò in piedi, appoggiato a un albero, continuando a incoraggiare i soldati e rassicurandoli sull’entità della sua ferita. Spirò poco dopo al posto di medicazione, consolando gli altri feriti e confessando ad un cappellano “Sono stato all’assalto coi miei fanti… ho compiuto il mio dovere… è finita..."
 Don Pacifico Arcangeli
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"Io mi dico è stato meglio lasciarci, che non esserci mai incontrati." (Giugno '73 - Faber)
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