Marwel disinfettò di nuovo quelle brutte e profonde ferite, per poi bendarle ancora.
Stavolta era da sola e dovette fare il tutto senza l'aiuto di nessuno.
Di tanto in tanto il misterioso uomo ferito gemeva, mormorava qualcosa di incomprensibile e si agitava appena, per poi ricadere nel suo sonno di morte apparente.
Le ore di quella notte infinita e maledetta sembravano non passare mai e solo una primordiale inquietudine sembrava scandirne il corso.
Il sonno poi cominciò a reclamare sulle forze della ragazza, rendendola stanca.
E forse fu un sogno, un'illusione nella veglia, quando sentì la sua mano stretta da qualcosa.
Era quella del ferito, che forse con un riflesso involontario aveva stretto la mano di lei nella sua, senza accennare a lasciarla, pur senza aver ripreso conoscenza.
“Dov...” disse debolmente “... dov'è... il... mio... Fiore...” e per un istante fu sul punto di aprire gli occhi.
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AMICO TI SARO' E SOLO QUELLO... E' UN SACRO PATTO DA FRATELLO A FRATELLO
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