Mentre fuggivano tra i rovi e l'erba bagnata, Marwel non riusciva a non pensare al grosso errore che aveva fatto nel lasciare il ciondolo sul letto in bella vista.
Glielo aveva regalato la sua omonima nonna prima delle nozze, mai avvenute, dicendole di ricordarsi sempre chi fosse e da dove venisse. "Sophie Elisabeth Leroux" recitava l'incisione al suo interno.
Quella stramaledetta incisione pensò Marwel sistemandosi meglio la bisaccia con le erbe e stringendo Guisgard in modo che non cascasse.
Era stanca, affaticata da quella notte che non aveva in programma di lasciarla rapire da Morfeo. Poi le venne in mente un rifugio nascosto tra gli alberi che ella utilizzava d'estate, quando non riusciva a rincasare prima che facesse troppo buio.
"Mon Dieu Guisgard! Non lontano da qui c'è un... abri! Refuge!" le capitava spesso di parlare francese nei momenti di pura agitazione e finchè lo faceva da sola non recava problema alcuno, ma quando era in compagnia spesso le venivano rivolte occhiate stranite "Un rifugio, insomma...".
L'alba era vicina e la fioca luce di un sole freddo cercava di passare attraverso le chiome per illuminare il tetro paesaggio.
Marwel lo vide, o meglio, riconobbe gli arbusti e le erbacce che divoravano l'abitazione scavata nel terreno. Era un nascondiglio perfetto, poichè, da quanto ne sapeva, nessuno conosceva la sua ubicazione ed era quasi impossibile da scorgere in quanto mimetizzata tra la natura.
"Nous sommes arrivés!" sussurrò avvicinandosi piano e guardandosi attorno. Spostò le erbacce e trovò una porta di fortuna fatta con sassi e rametti, facilmente ricostruibile dall'interno, ma sapeva che una volta dentro avrebbero patito un po' il freddo, poichè non c'era la possibilità di accendere fuochi in quel rifugio.
Era piccolo e per nulla accogliente, ma era un luogo sicuro dove poter stare, almeno per un po'. Dall'altro lato dell'unica stanza che c'era, si trovava una porta simile a quella principale, ma ancora più difficile da trovare dall'esterno.
Marwel sistemò Guisgard in modo che potesse poggiare la schiena alla parete rocciosa; la temperatura la dentro era molto bassa e già la fanciulla si ritrovava con le mani ghiacciate e la punta del naso arrossata. Prese il suo mantello cremisi e coprì Guisgard "Non dovete prendere freddo" disse mentre cercava le erbe e gli unguenti nella sua bisaccia.
"Devo controllare le vostre ferite Guisgard, specialmente dopo una corsa così" fece avvicinandosi a lui. Sotto il primo strato di bende si potè vedere con chiarezza del sangue e ciò voleva dire che una delle ferite si era aperta e andava ricucita. Non sarebbero stati minuti felici per il ferito.
"Oh non... mi dispiace Guisgard, dovrò ricucirvi" disse senza guardarlo. Doveva concentrarsi e i suoi occhi la distraevano sempre; gli diede del tempo per prepararsi al dolore, intanto ella ricostruì la porta di pietra e diede un ultima occhiata fuori. Poi prese delle forbici, ago e filo e si avvicinò a Guisgard. Tagliò più delicatamente possibile i punti precedenti, li sfilò dalla sua pelle e guardò l'uomo. Grosso errore.
Lo stomaco cominciò a fare le capriole e le sue gote s'infiammarono; aveva una mano appoggiata al petto di Guisgard e si stava beando del suo calore sulle dita fredde.
Scosse il capo e chiuse gli occhi per un istante, poi strinse l'ago e appoggiò la punta su un lembo dello squarcio.
"Siete pronto? farà male" disse
Ma non quanto fanno male i vostri occhi pensò.
Unì il primo centimetro di pelle, poi un altro e un altro ancora, finchè non ebbe completato l'opera e si disse soddisfatta più di prima. Spalmò gli unguenti su tutte le ferite e bendò nuovamente il torace di Guisgard; lo coprì fino al collo con il suo mantello, mentre il corpo della giovane veniva scosso da brividi per il freddo.
"Dovete riposare Guisgard" disse, illuminata solo dalla debole luce di una lanterna che aveva lasciato nel rifugio qualche mese prima e che, ringraziando il cielo, aveva olio a sufficienza per poter donare un po' di luce nel momento del bisogno. La spense e tutto crollò in una fitta oscurità e Marwel si ritrovò a cercare la mano di Guisgard.